Occhi puntati sui locali Coprifuoco e limite di posti?

Se la situazione peggiorerà, nel Dcpm di ottobre è prevista la chiusura anticipata dei ristoranti e un numero di persone limitato a tavola. Per il virologo Massimo Clementi la soglia è di 10mila casi al giorno

09 ottobre 2020 | 09:38
Continuano in maniera esponenziale i contagi e il Governo e Regioni si trovano, di nuovo, a dovere trovare soluzioni veloci, che solo fino a qualche giorno fa sembravano impensabili: e tra “zone rosse” e mini lockdown come quello di Latina
(dove bar e ristoranti sono chiusi a mezzanotte e le feste e le cerimonie sono contingentate), se la situazione dovesse ulteriormente peggiorare nel Dpcm di ottobre è già allo studio la chiusura anticipata dei ristoranti e un numero di persone limitato a tavola, come riporta il Corriere della Sera.


Nel Dpcm di ottobre è già allo studio la chiusura anticipata dei ristoranti

Solo una settimana fa, Regioni e associazioni di categoria si erano opposte alla chiusura anticipata di bar e ristoranti e non erano rimaste inascoltate dal Premier Giuseppe Conte che aveva rassicurato su chiusure solo con «scenario avverso». Scenario che, purtroppo, sembra stia arrivando prima del previsto: con positivi che continuano a salire con questa velocità, al Governo non resterebbe che intervenire con limitazioni forti. Oltre a imporre la chiusura alle 23 o alle 24, una delle ipotesi allo studio è la limitazione dei posti a tavola proprio per favorire il distanziamento.

Per quanto riguarda le feste private il numero dipende dalla capienza dei locali, ma tra le misure al vaglio proprio un limite di capienza nei locali pubblici che vengono destinati alle feste private per i compleanni, ma anche a quelle che seguono matrimoni o battesimi dove il numero dei partecipanti è inevitabilmente più alto. Per questo potrebbero scattare restrizioni sulle modalità di incontro, come il divieto di organizzare buffet.

Gli scienziati sono, infatti, irremovibili sulla l’aggregazione di persone sottolineando la grande criticità correlata alle aggregazioni di persone e degli assembramenti in luoghi pubblici o aperti al pubblico, particolarmente critici negli ambienti al chiuso o all’aperto durante le ore serali o durante i fine settimana, suggerendo l’adozione di misure, anche di controllo da parte di forze dell’ordine, atte a prevenirle», come ad esempio, sta già accadendo a Milano con controlli nozze clou (Gae Aulenti, Sempione e Navigli).

Il limite da tenere presente è l’indice Rt superiore a 1,5 per tre settimane di seguito. Oltre a quello non si può andare ed è quello che deciderà le serrate anche per settori ritenuti strategici. Tenendo presente che soltanto tra un paio di settimane si avrà il quadro chiaro degli effetti della riapertura delle scuole, con l’inevitabile aumento dei contagi. E se da una parte si guarda ai numeri delle terapie (indicatore primario per verificare la tenuta del sistema sanitario), dall’altro il Governo ha l’obiettivo di tenere aperte le scuole e le attività produttive. E proprio per non far impennare ulteriormente la curva epidemiologica si è concordato che i governatori firmino ordinanze più restrittive rispetto ai decreti nazionali, in modo da isolare i focolai, proprio come quello applicato ieri con l’ordinanza firmata dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti per Latina, con restrizioni per tutte le occasioni pubbliche.

«Oltre i 10mila casi al giorno bisogna intervenire con chiusure almeno locali – ha detto a La Stampa Massimo Clementi, 68 anni, professore ordinario di Virologia al San Raffaele di Milano – Ma il contagio avviene prevalentemente in famiglia e al lavoro, per questo non vanno demonizzati i giovani, i ristoranti e i locali. Non è stato spiegato che si può fare quasi tutto, ma con molta prudenza. Se non usciamo più di casa l'economia muore, mentre con le dovute cautele bisogna continuare a vivere. In questa fase è meglio evitare una cena con 10 persone e le mascherine vanno tenute il più possibile anche al chiuso. E all'aperto trovo sensata la possibilità di toglierla se isolati e di metterla quando viene meno la distanza».

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Alberto Lupini


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