Enoturismo, primato della Francia In Italia? Solo parole!

10 giugno 2016 | 16:13
«L’enoturismo è tricolore, ora lo si può dire con certezza; ma è un tricolore francese, non certo il nostro». A dirlo, il presidente nazionale del Movimento turismo del vino (Mtv), Carlo Pietrasanta (nella foto), che ha commentato le recenti importanti iniziative intraprese dal Paese competitor in favore dell’enoturismo.

Carlo Pietrasanta (foto: Massimiliano Ruvolo)


«Come in un film già visto - ha proseguito Pietrasanta -, la Francia ci sovrasta in quanto a programmazione e managerialità della cosa pubblica. E quello che è successo nell’ultimo anno è sotto gli occhi di tutti: Parigi ha messo in piedi un portale che raccoglie tutta l'offerta enoturistica del Paese e che funziona benissimo, nonostante non sia costato milioni di euro come i nostri, inutili, siti vetrina. E non è un caso che il portale - che punta ad attirare 4 milioni di nuovi enoturisti stranieri entro il 2020, anche attraverso prenotazioni dirette dal sito - sia stato presentato dal ministro degli Esteri; come non è un caso che giusto un anno fa lo stesso ministro, Laurent Fabius, annunciasse un piano speciale con un fondo nazionale in favore del comparto. Detto, fatto: mentre in Italia, da Expo in poi, in tutti i grandi comizi sul vino nessun politico dimenticava di citare l’enoturismo, in Francia si stanziavano decine di milioni di euro per investire veramente».
 
Per il presidente del Movimento turismo del vino, che conta circa mille cantine associate: «Gli 81 milioni di euro impiegati per costruire “La Cité du vin de Bordeaux” sono la ciliegina su una torta che nella regione fattura sotto la voce turismo ben 4 miliardi di euro l’anno e che negli ultimi 15 anni ha triplicato i propri visitatori (da 2 a 6 mln, con 50mila posti di lavoro diretti). Una ciliegina che porterà altri 450mila visitatori l’anno».

«Tutto ciò - ha proseguito Pietrasanta - mentre da noi non si trova nemmeno la quadra per fare un nuovo regolamento comune. Siamo ancorati all'annosa questione della vecchia legge sulle Strade del Vino del 1999, che non ha mai contemplato la possibilità di fatturare visite, attività e mescita di vini in cantina, nonostante siano ormai diventate pratiche comuni e voci importanti di bilancio. E se Cantine Aperte spopola, con un numero di persone pari agli spettatori di 50 partite di Serie A, noi ci sentiamo come una provinciale tra i giganti del calcio internazionale».

«In attesa, ad esempio - ha concluso il presidente Mtv - di un testo unico sul vino che doveva essere presentato al Vinitaly 2015, poi al Vinitaly 2016 dove è passata solo una bozza e in cui - deo gratias - è inclusa una mini postilla che dovrebbe aprire almeno alle degustazioni in cantina. Ma tant’è la grandeur francese partorisce le montagne, noi purtroppo nemmeno un topolino».

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Alberto Lupini


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