Il Food delivery vale mezzo miliardo Altroconsumo: Sempre più di moda

Il settore del cibo a domicilio piace agli italiani e si sta affermando sempre più in questi mesi. Nel mondo il compato vale addirittura 35 miliardi di dollari, con le proiezioni che parlano di un ulteriore aumento . Secondo un'indagine dell'associazione, il 35% ha dichiarato di aver ordinato cibo a domicilio negli ultimi tre mesi

23 ottobre 2019 | 14:30
Altroconsumo ha fotografato il settore del food delivery attraverso un’indagine che ha coinvolto 2.500 italiani. Non che ci fosse bisogno di ulteriori conferme, ma ciò che è emerso è che in Italia ordinare cibo a domicilio è una tendenza sempre più in voga. Tra le 2.500 persone che hanno risposto (di età compresa tra 18 e 69 anni) il 35% ha ordinato negli ultimi 3 mesi cibo a domicilio. Di questi la metà l’ha fatto dalle tre alle dieci volte mentre il 13% più di 10 volte.


La pizza resta regina delle ordinazioni

Il mondo del food delivery ha conquistato fette sempre più ampie di consumatori negli ultimi anni e oggi ha un’offerta amplissima fatta non solo di pizza (la più scelta su Just Eat) e hamburger - i “classici” della cena a domicilio - ma anche vere e proprie pietanze gourmet, salutiste o etniche. Oggi farsi consegnare i pasti a casa rappresenta infatti non sono solo una soluzione da utilizzare in emergenza quando il frigo è vuoto ma anche un’occasione per assaporare una cena diversa dal solito. I giovani per altro hanno riscoperto la cucina grazie a web e food delivery.
 
Un servizio che va per la maggiore quando si è a casa (86%) rispetto a quando si è al lavoro (10%). Nel 39% dei casi a ordinare è una coppia, nel 38% una famiglia con uno o due bambini, solo il 14% è single mentre raramente (9%) si ordina per cinque o più persone. Contrariamente a quanto ci si possa aspettare l’età non conta quando si parla di cibo a domicilio: nelle varie fasce d’età intervistate infatti non ci sono differenze rilevanti nella frequenza di utilizzo del servizio. Si ordina principalmente tramite app (40%) e al telefono (35%), meno utilizzato invece il sito web (23%).

Per quanto riguarda le tempistiche di consegna il 67% è arrivato in orario; la spesa media invece ammonta a 48 euro al mese mentre 9,50 euro a persona è il costo medio totale speso per un servizio. Al primo posto della classifica di gradimento si classifica “Just Eat” seguito da “Uber Eats” mentre all’ultimo posto figura “Cosaporto”.

Attualmente i servizi di consegna di cibo a domicilio muovono un giro di affari di 35 miliardi di dollari a livello globale e nel 2030 arriveranno a fruttare 365 miliardi di dollari (fonte: Ubs research) con una crescita anno su anno del 20%. Nel nostro Paese si stima che siano in ballo 566 milioni di euro, un business fiorente con dei lati oscuri: il fenomeno dei “rider” - i fattorini che si occupano della consegna del cibo - al centro di alcune inchieste, che hanno evidenziato violazioni delle norme antinfortunistiche e di sicurezza stradale fino allo sfruttamento dei lavoratori.

È in discussione, proprio in questi giorni, l’emendamento - proposto dalla neo ministra del Lavoro Nunzia Catalfo - che sarà votato in Parlamento insieme al Decreto “salva impresa”. L’obiettivo è estendere anche ai riders le stesse garanzie del lavoro subordinato della categoria dei ciclofattorini impiegati in maniera continuativa, e garantire loro una serie di tutele, tra cui il divieto di cottimo, paga minima oraria legata al contratto nazionale, sicurezza e tutele previdenziali.

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Alberto Lupini


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