Formazione e innovazione per la soddisfazione del turista

L'Italia vanta paesaggi, storia, arte, moda e cucina che tutti ci invidiano, ma non sa sfruttare il potenziale a causa di personale poco formato e servizi superati. Ora, è il momento di cambiare passo con scelte concrete

06 aprile 2018 | 16:24
di Alberto Lupini
Formazione e innovazione. Solo con questi obiettivi ci potrà essere futuro per il turismo italiano. A ristoranti ed hotel servono personale preparato, nonché servizi ed attrezzatture capaci di farci gareggiare con competitor che sono da tempo più avanti di noi. Dalle reti ad alta velocità ai servizi di promozione di territori o prodotti, sono troppi i Paesi che ci superano e che hanno flussi turistici superiori ai nostri.



Noi abbiamo le location più belle del mondo, la storia, paesaggi mozzafiato, la moda, il design e una delle Cucine più ammirate al mondo. Ma tutto ciò non basta. La concorrenza oggi è fatta di hotel con strutture avanzate, di ristoranti o bar dove l’accoglienza e la qualità del servizio sono elevate. Di reti di trasporto efficienti. Di informazioni accurate e personalizzate. Insomma di tutto ciò che può supplire alla mancanza di asset e valori veri, soddisfacendo il consumatore. La satisfaction noi la possiamo assicurare per ciò che ci dà la storia, la natura e la tradizione, ma sul piano dei servizi, al di là della retorica dei politici, dobbiamo davvero rimboccarci le maniche.

Norme e regolamenti diversi fra le regioni danno immagini confuse dei nostri alberghi. L’anarchia legislativa ha aperto la possibilità praticamente a chiunque di somministrare cibo, rendendo il mondo della ristorazione un far west. La promozione all’estero della Cucina è stata appaltata ad amici degli amici, invece che affidarsi ai cuochi italiani che lavorano in giro per il mondo. Vogliamo mettere la credibilità e la forza di marketing di personaggi come Umberto Bombana (unico tristellato italiano fuori dai confini nazionali) in confronto a qualche dirigente dell’ultima nata delle troppe associazioni di cuochi italiani? E che dire di un anno dedicato al cibo affidato ad una commissione incaricata a fine febbraio?

L’elenco delle cose che non vanno sono davvero tante, ma ora è tempo di pensare a cosa fare nel concreto. La politica, con i tanti nuovi protagonisti sulla scena, ci promette cambiamenti radicali. Li aspettiamo con fiducia annunciando fin d’ora che saremo in prima fila per proporre, stimolare e se serve sostenere.
 
Riformare gli istituti alberghieri per farne vere scuole professionali capaci di formare professionisti di sala e cucina, non può che essere la priorità. Così come l’istituire corsi di laurea di ospitality (per l’accoglienza come proponiamo da tempo). E allo stesso tempo si deve puntare sull’innovazione dei servizi. I buoni prodotti e la qualità sono fondamentali, ma non bastano. Servono nuovi modelli organizzativi, progetti per fare crescere la dimensione delle aziende. Sfruttare al meglio ciò che offre internet, consapevoli che TripAdvisor o Booking sono già sistemi vecchi. A breve avere due recensioni (tarocche) non varrà più nulla rispetto alla possibilità di essere riconosciuti entrando in un hotel o in un ristorante e trovare soluzioni per le nostre esigenze.

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Alberto Lupini


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