Fra cupole, recinti e mascherine Come sarà la nostra estate al mare

Distanze di sicurezza e controlli delle forze dell'ordine in spiaggia requisiti fondamentali per il turismo del 2020, dopo i plexiglass altre idee bislacche entrano a gamba tesa per risolvere i problemi in un sol colpo

23 aprile 2020 | 12:28
Con l'avvicinarci della fase 2 aumentano i rumor sulle aperture concesse settimana per settimana e allo stesso tempo si mette in moto il settore del turismo, pronto per una stagione estiva che si prospetta difficile, ma che almeno ci potrà essere... Accanto alle speranze di ripartire, arrivano anche nuove idee su come farlo. La prima è stata quella di un'azienda modenese: installare delle cambine per i solare i turisti: plexiglass attorno a sdraio ed ombrellone... E le critiche non hanno aspettato a farsi sentire: subito bocciata. C'è anche chi ha rilanciato, come la Regione Puglia, con dei recinti.

Ora però bisogna fare i conti con il tempo che passa e l'estate che è ormai alle porte. Estate che gli italiani vogliono passare in spiaggia, ma dovendo stare il più lontani possibile dagli altri. Quindi un occhio di riguardo a bagnasciuga, bar, ristoranti, docce e spazi comuni. La bella stagione ai tempi del coronavirus non sarà per niente facile... Ma va bene tutto pur di non chiudere il mare. Dopo le cabine di plexiglass, un'altra soluzione l'ha pensata uno studio di architetti romani, "Obicua Architettura". Si tratta di cupole in bamboo removibili, con doccia interna e 4 metri di diametro per prendere il sole in tutta sicurezza.


Cupole di bamboo ed alluminio, un'idea dello studio Obicua Architettura

«Abbiamo ideato questo progetto in risposta ai problemi che andranno ad affrontare gli addetti ai lavori sulle loro spiagge per rispettare le distanze di sicurezza, ma cercando di mantenere quel senso di libertà che i bagnanti ricercano in una giornata da passare in spiaggia - ha spiegato Valerio Campi, cofounder di Obicua - Abbiamo pensato per la zona protetta ad una forma semplice a cupola. Una forma che si assembla facilmente con moduli triangolari ed è per sua stessa fora autoportante. I materiali utilizzati sono bamboo e alluminio. Tutti tessuti leggeri, resistenti e facilmente trasportabili, il che permette la variazione della forma da sistemare sull'arenile come meglio si crede. Inoltre favorisce i percorsi evitando pericolosi assembramenti».

La pioggia di commenti è attesa sui social, e già comincia a prendere forma (mai quanto quella contro il plexiglass, visto come una vera e propria gabbia). Intanto i proprietari di stabilimenti vagano nell'incertezza, aspettando regole più chiare da parte delle istituzioni.

Un viaggio di idee... regione per regione
Qualche idea se la sono già fatta: piantare ombrelloni distanziati di qualche metro, spiagge a numero chiuso, vigili tra i bagnanti per il controllo del rispetto delle norme e sorveglianza anche da parte dei bagnini degli stabilimenti vicini. C'è chi ha già cominciato ad organizzarsi: a Maiori, il comune più grande della Costiera amalfitana, non ci saranno tratti di arenili incustoditi e si prevede un'app per la prenotazione di lettini, ombrelloni e tavoli al ristorante. E le spiagge libere? «Saranno accessibili a chi vorrà, ma a numero chiuso», ha spiegato il sindaco di Maiori Antonio Capone. E come si rende una spiaggia libera "a numero chiuso"? Verranno forse piazzati stalli distribuiti secondo le distanze che saranno consentite: «Quando ognuno di questi sarà occupato con i singoli ombrelloni, la spiaggia sarà da considerarsi piena».

Un metodo organizzativo interessante, effettivamente, che però non tiene conto dell'assembramento dei turisti che "rimangono fuori", lì ad aspettare nella speranza che un ombrellone si liberi... Che ci sia da pensare ad un app anche in questo caso? Ma chi la gestirà?


GLi spazi da gestire - Alassio (Liguria) vs Caorle (Veneto)

Spostandosi più su, verso Olbia, ci si preoccupa soprattutto del rispetto che il turista deve tenere verso le norme di sicurezza. Provate voi ad immaginarvi l'italiano medio in spiaggia: non sarà cosa facile. Educare quindi i bagnanti al rispetto delle norme di distanziamento sociale sarà la priorità. E a farle rispettare ci sarà probabilmente la polizia municipale, in shirt e cappellino con visiera. Alcuni vorrebbero coinvolgere anche volontari e non solo. Mauro Della Valle di Federalberghi Salento propone di «ingaggiare anche proloco o beneficiari del reddito di cittadinanza».

Nel Cilento, precisamente a Santa Marina, è già stato stilato un piano spiaggia: all'ingresso un unico varco di accesso, dotato di tutti i dispositivi di protezione individuale. All'arrivo gli utenti dovranno fornire un documento d'identità e sarà registrata anche la temperatura corporea. Ah, e le postazioni numerate a una distanza minima di ben 5 metri l'una dall'altra... Ma basteranno? Scettico Roberto Tondinelli, presidente del consorzio di Marina di San Nicola, sul litorale laziale: «Al mare c'è sempre vento, che veicola le cosiddette goccioline. Perà a volte la distanza di pochi metri potrebbe non bastare. Sicuramente per limitare gli accessi serviranno varchi e sorveglianza.

Spostiamoci poi al Nord, in due delle regioni più vocate al turismo in spiaggia: quella di Zaia e quella di Toti. Qui viene spontanea una riflessione: se il Veneto a livello di spazi non ha problemi (chi non conosce le spiagge, ad esempio, di Caorle, che continuano per decine di metri prima di arrivare al primo bagnasciuga), la Liguria qualche guaio dovrà affrontarlo quasi sicuramente. Gli spazi infatti in Liguria si sono sempre più ridotti, portando le spiagge ad essere affollate nei pochi metri che separano il lungo mare dal mare vero e proprio. Le distanze di sicurezza ridurranno i lettini davvero ad un numero esiguo. Si alzeranno i prezzi?

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Alberto Lupini


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