Ghiaccio alimentare contaminato A rischio un locale su quattro

A lanciare l’allarme è l’associazione che raccoglie le più importanti aziende produttrici. Poca igiene e mancanza di sanificazione dei macchinari sono tra le cause più frequenti. Siglato un accordo con Fipe

09 agosto 2019 | 12:29
Il rischio di contaminazione del ghiaccio alimentare è un problema che si ripresenta ogni anno soprattutto con l’arrivo dell’estate. Diventa sempre più urgente intervenire, per prevenire ogni possibile ricaduta negativa sulla salute, soprattutto quella dei soggetti più deboli, come bambini e anziani.

Il rischio è di contaminare soprattutto bibite e cocktail

Da una ricerca condotta da Inga-Istituto nazionale del ghiaccio alimentare, in collaborazione con l’assessorato alla Salute della Regione Sicilia e le Asp della Regione, è infatti emerso che, nonostante i controlli in atto da anni, ancora circa un locale su 4 produce e utilizza ghiaccio non conforme alle normative, risultando contaminato per una mancanza di attenzione igienica nella fase della produzione, della conservazione e della manipolazione.

Un dato che ha incoraggiato l’Inga a rendere ancora più incisivo e capillare il suo intervento al fianco delle aziende, degli operatori di settore e dei gestori dei locali. A partire dalla Sicilia, territorio tradizionalmente legato alla produzione di ghiaccio, che al momento è l’unica regione ad essersi occupata della questione, elaborando un piano regionale estremamente utile per intervenire sulla problematica, più diffusa di quanto si pensi.

In particolare, per supportare al meglio gli esercenti che autoproducono ghiaccio, Inga ha attivato una stretta collaborazione con la Federazione Italiana Pubblici Esercizi per assicurare la salubrità e l’igiene del ghiaccio alimentare. «Sebbene la situazione sia migliorata rispetto al passato - ha detto Carlo Stucchi, presidente Inga - c’è ancora molta strada da fare. Un operatore su quattro non produce correttamente il ghiaccio alimentare. Il passo fondamentale è prevenire situazioni ad alto rischio di contaminazione attraverso un’educazione consapevole alla produzione e all’utilizzo del ghiaccio, che tuttora stenta ad essere considerato un alimento».

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Alberto Lupini


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