I balneari: “La riforma delle concessioni non metta a rischio aziende e posti di lavoro”

Le associazioni di categoria a Roma hanno incontrato il ministro del Turismo Massimo Garavaglia per chiedere rassicurazioni in merito alle nuove gare che scatteranno dall’1 gennaio 2024

17 febbraio 2022 | 17:07
di Berto Silva

A pochi giorni dall’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di un provvedimento, che entrerà nel disegno di legge Concorrenza e che di fatto dà il via libera ai nuovi bandi sulle concessioni balneari a partire dall’1 gennaio 2024, le associazioni di categoria hanno incontrato a Roma il ministro del Turismo Massimo Garavaglia per chiedere al Governo di tutelare le aziende del settore e i relativi posti di lavoro. Il timore degli addetti ai lavori è che «la nuova riforma danneggi un sistema che funziona». Il Ministro ha risposto così: «Non potevamo indire un’altra proroga alle attuali concessioni, perché poi sarebbe intervenuta la Commisisone europea».

I balnerari dal ministro Garavaglia per chiedere di tutelare aziende e posti di lavoro

Dal 1° gennaio 2024 le concessioni balneari saranno messe a gara. Il Consiglio dei Ministri ha approvato un provvedimento ad hoc che entrerà nel disegno di legge Concorrenza. Via libera anche al disegno di legge che delega il Governo a presentare, entro 6 mesi, la riforma di tutte le concessioni balneari, nonché la revisione dei canoni annui in base al pregio delle spiagge. L’assegnazione degli spazi è aperta a tutte le imprese, possibile anche il frazionamento in piccoli lotti. Inoltre i criteri per le concessioni andranno dalla qualità dei servizi fino all’impatto ambientale. Le nuove concessioni non potranno durare più del tempo necessario a garantire l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti. Prevista anche una sorta di prelazione per i soggetti che nei cinque anni precedenti hanno avuto la concessione balneare come unica fonte di reddito. Infine, ogni singolo concessionario potrà detenere un numero massimo di concessioni. Intorno a questo quadro legislativo nasce quindi la preoccupazione di operatori e aziende del comparto, nonché delle associazioni di categoria e balneari. Per ora, quindi, le concessioni continueranno ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2023, un tema spinoso affrontato a Roma nella conferenza stampa organizzata dalla Fipe-Confcommercio. «Chiediamo solo che la riforma non danneggi un sistema che funziona, efficiente: è necessario che ci sia un giusto contemperamento tra le esigenze di una maggiore concorrenza e le legittime aspettative e interessi della balneazione attrezzata», ha spiegato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari aderente a Fipe-Confcommercio.

 

Un modello a rischio già colpito dall’emergenza pandemica

«Siamo da un lato soddisfatti, ma continuiamo a essere preoccupati per quanto ha fatto il Governo - ha dichiarato Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe Confcommercio - Non si può mettere il nostro modello produttivo e distributivo a rischio, le destinazioni turistiche del nostro paese nascono dalla passione di molti imprenditori che hanno determinato lo stile italiano che è un modello di vita e di accoglienza per questo si deve salvare anima e identità del nostro paese, riconoscendo dei valori per noi fondamentali. Mettere a bando la storia e il valore, costruito nel tempo, senza riconoscere che questo è il legame più bello e autentico con il territorio sarebbe una violenza inaccettabile per il nostro Paese. Dopo due anni di Covid e dopo la pandemia energetica, avere questa mazzata così a breve vuol dire rischiare di mettere il nostro modello a rischio».

Un lavoro per oltre seimila imprese

Secondo i dati del sistema informativo del Demanio sono 104mila le concessioni demaniali ma le concessioni, in realtà, sono molte più e il Governo, nei prossimi mesi, dovrà fare una ricognizione puntuale. Queste concessioni demaniali non sono tutte stabilimenti balneari, non hanno tutte la spiaggia con ombrellone e sdraio. Il 76% è per finalità turistico-ricreative, cioè svariate tipologie d'imprese: campeggi, ristoranti, alberghi, stabilimenti. «Gli stabilimenti balneari, lacuali e fluviali, sono 6.318 imprese, stando ai dati 2019, e rappresentano l'8% delle concessioni turistico ricreative e c'è un altro 92% che è fatto da altre imprese. Il valore economico del turismo marino ovvero delle destinazioni balneari, quindi di tutti i luoghi dove c'è turismo marino, è di 21 miliardi di euro, mentre il valore dei ricavi degli stabilimenti balneari nel 2019 è di 1 miliardo di euro», così Luciano Sbraga direttore dell’Ufficio Studi Fipe illustrando i dati del settore.

La risposta del Governo: «Senza il nostro intervento sarebbe intervenuta la Commissione europea»

Presente alla conferenza stampa anche il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, che ha dichiarato: «Senza questo intervento, a brevissimo, sarebbe arrivata una risposta motivata della Commissione europea che avrebbe detto di fare le gare. Quindi un opportuno intervento prima che fosse troppo tardi. Si poteva fare altro? Un’altra proroga secca? No, sarebbe arrivata questa risposta della Commissione europea».

 

 

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Alberto Lupini


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