Le incertezze sulla Brexit fanno volare l’export alimentare italiano

L’incertezza sui tempi e sui termini della Brexit, ha spinto tanti operatori britannici a fare scorte nell’Unione Europea. E anche l’export italiano vola nei primi mesi del 2019, con le vendite in aumento del 17,3% . I dati relativi sono stati anticipati questa mattina all’Ansa da Federalimentare

08 aprile 2019 | 11:09
Numeri che arrivano alla vigilia di Cibus Connect, la fiera dedicata al meglio del 'food made in Italy' in programma mercoledì e giovedì a Parma.



«È una chiara conseguenza della Brexit che ha messo in moto una serie di operazioni speculative - ha commentato il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio - certo, la situazione fa paura ed è preoccupante per tutti i nostri settori made in Italy, a partire dal vitivinicolo, con una quota del 26%. Penso però anche che ai nostri prodotti la classe medio alta non rinuncerà mai, essendo sempre disposta a pagare qualche cosa di più». Quello che preoccupa maggiormente, secondo il manager, è «la scellerata disciplina della etichettatura a semaforo, inaugurata proprio nel Regno Unito, una concorrenza che attacca solo quelli bravi e noi lo siamo come ci viene confermato dai numeri».

La Gran Bretagna rappresenta il quarto mercato del food and beverage italiano, dietro Germania, Usa e Francia. Negli ultimi anni ha mantenuto un solido e costante tasso di espansione, raggiungendo nel 2018 i 3 miliardi e 404 milioni, con una crescita dell'1,5% sull'anno precedente, a fronte di 41 miliardi e 299 milioni di vendite raggiunte nel mondo (+1,4%).

Anche il saldo dell'interscambio dell'industria alimentare oltre Manica è positivo: con un import di 564 milioni ha generato un attivo di quasi 2,5 miliardi, in crescita del 3% sul 2017. Quanto alle principali voci dell'export 2018, ricorda Vacondio, in attesa di avere la classifica di gennaio 2019, sono l'enologico con 846 milioni (+1,8%), gli ortaggi trasformati con 356 milioni (+2,2%) e il lattiero-caseario con 261 milioni (+3,6%).

Crescita a due cifre per i comparti acquaviti e liquori (+37,7%) e acque minerali e gazzose (+21,2%). Qualche segno meno invece per pasta con 317 milioni (-0,2%), dolciario con 316 milioni (-0,5%) e carni preparate con 173 milioni (-1,7%). Una marginale perdita, spiega ancora Federalimentare all’Ansa, dovuta ad una leggera svalutazione della sterlina. Sul fronte primario, infine, l'export 2018 oltre Manica ha raggiunto 365 milioni di euro in calo del 5,7%, allineandosi a -5,8% a livello mondo; una diminuzione determinata per lo più dai prodotti vegetali, che hanno perso il 7%.

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Alberto Lupini


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