#ioapro riparte da Milano. Un centinaio di ristoratori in piazza
L'obiettivo di un tour che toccherà anche altre città italiane è riaprire tutte le attività il 7 aprile. Si ripete la pressione di gennaio, ma ci sono poche speranze
28 marzo 2021 | 19:40
C’è sempre più irritazione e desiderio di finirla con le chiusure fra i pubblici esercizi. A Milano è ad esempio partito 'Io Apro tour' che con una serie di manifestazioni vuole chiedere la riapertura di tutte le attività dal 7 aprile, nuova iniziativa dopo quella di gennaio che aveva portato alla riapertura di diversi ristoranti, quando le norme anticovid non lo permettevano. Una serie di appuntamenti sono fissati già a Napoli, Bologna, Palermo e Roma il 6 aprile. Ricordiamo che le stesse manifestazione, organozzate sempre da #ioapro, si erano svolte a metà gennaio, senza però ottenere alcun risultato.
A Milano si sono trovati un centinaio di manifestanti con cartelli emblematici, un tricolore che forma una finestra con le persiane aperte e al centro, ma anche scritte che inneggiavano all'apertura di estetiste e parrucchieri, o annunci di morte della costituzione. «La voglia di tutti è una - ha spiegato dal palco allestito vicino alla Galleria Momi Tito El Hawi, uno degli organizzatori -riaprire al più presto le attività, in sicurezza, come volete, perché altrimenti non si va più avanti perché così non si può andare avanti. Ora stiamo pagando noi - hanno aggiunto - ma poi la ruota gira. Arriviamo a Roma e riprendiamoci quello che è nostro».
A Milano si sono trovati un centinaio di manifestanti con cartelli emblematici, un tricolore che forma una finestra con le persiane aperte e al centro, ma anche scritte che inneggiavano all'apertura di estetiste e parrucchieri, o annunci di morte della costituzione. «La voglia di tutti è una - ha spiegato dal palco allestito vicino alla Galleria Momi Tito El Hawi, uno degli organizzatori -riaprire al più presto le attività, in sicurezza, come volete, perché altrimenti non si va più avanti perché così non si può andare avanti. Ora stiamo pagando noi - hanno aggiunto - ma poi la ruota gira. Arriviamo a Roma e riprendiamoci quello che è nostro».
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Alberto Lupini
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