L’Italia invecchia, consumi a rischio Fipe: Solo allarmismi inappropriati

L’Italia invecchia e secondo Moody’s avanti di questo passo alcuni comparti dell’economia presto dovranno rivedere i loro bilanci. La diminuzione della spesa, secondo l’agenzia, potrebbe interessare anche la ristorazione . Sul caso interviene la Fipe, che parla di «allarmismi inappropriati»

19 aprile 2019 | 15:30
In tutto questo, c’è di vero la fotografia che Moody’s ha utilizzato per formulare le sue previsioni sulla spesa degli italiani: il nostro Paese è il terzo più vecchio al mondo, con un'età media di 46 anni. Un fenomeno che, secondo l’agenzia, ridurrà il numero dei lavoratori, con conseguenze non solo sui conti pubblici ma anche su altri settori dell'economia sui quali gli anziani spendono meno, dai ristoranti all'abbigliamento. «La recente decisione del governo di capovolgere alcuni importanti aspetti delle precedenti riforme delle pensioni aumenterà le pressioni - ha spiegato Moody’s - sui conti pubblici di un Paese che è già altamente indebitato, spiega Moody's».



Sulla questione è intervenuta la Federazione italiana dei pubblici esercizi, che ha liquidato questi allarmismi come “inappropriati”: «L'invecchiamento della popolazione in Italia - si legge in una nota della Fipe - avrà sicuramente ripercussioni da un punto di vista economico, già ora si nota la crescita di offerte di prodotti e servizi rivolti in particolar modo ai consumatori più maturi. Ci sentiamo tuttavia di affermare con sufficiente tranquillità che le imprese della ristorazione, se coinvolte, lo saranno solo in minima parte».

Secondo la Fipe, l'analisi di Moody's «non tiene infatti conto del significativo cambiamento degli stili di vita nel nostro Paese, con un numero crescente di italiani che sceglie di consumare pasti fuori casa e passare sempre meno tempo davanti ai fornelli. Ricordiamo a questo proposito i dati dell'ultimo Rapporto Ristorazione Fipe secondo cui gli italiani dedicano solo 37 minuti al giorno alla preparazione dei pasti, mentre il settore dei consumi fuoricasa rappresenta il 36% della spesa alimentare totale con un valore aggiunto di 43,2 miliardi di euro. Eventualmente, sarà necessario adeguare l’offerta alle esigenze e ai gusti dei consumatori d’età più alta che, tra l’altro, sono anche quelli più alto spendenti. E siamo certi che gli imprenditori italiani della ristorazione saranno capaci di rinnovare e adeguare la loro offerta in funzione delle nuove richieste del mercato, con quella inventiva, capacità di innovazione e cura del cliente che li ha sempre contraddistinti e resi famosi nel mondo».

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Alberto Lupini


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