Italiani turisti enogastronomici Il 30% sceglie la meta per cibo e vino

L’enogastronomia fa da traino al turismo degli italiani: uno su tre - +10% rispetto all’ultima rilevazione - ha dichiarato di scegliere la destinazione a seconda dell’attrattività gastronomica ed enologica . Lo dice il primo Rapporto sul turismo enogastronomico presentato al Touring Club

23 gennaio 2018 | 15:17
Il cibo è diventato un elemento universale e produttore di conoscenza. Basti pensare allo spazio riservato alla morte di Gualtiero Marchesi o di Paul Bocuse, per percepire il peso assunto dal settore enogastronomico. I dati lo confermano: un italiano su tre predilige i viaggi alla scoperta delle eccellenze del food. Un balzo che dal 21% nel giro di tre anni oggi è arrivato al 30%.



Sono dati che emergono dal “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano” presentato al Touring Club di Milano da Roberta Garibaldi, esperta a livello nazionale ed internazionale di turismo enogastronomico; il direttore di Italia a Tavola Alberto Lupini; Franco Iseppi, presidente Touring Club italiano e Rossana Bonadei dell'Università di Bergamo. Uno studio, nato sotto l’egida dell’Università degli studi di Bergamo e della World Food Travel Association, con il patrocinio del Touring Club, Ismea Qualivita, Federculture, la collaborazione di Seminario Veronelli e The Fork TripAdvisor. Il Rapporto sfodera numeri, che ridefiniscono il settore turistico, perché la clientela si è raffinata: ricerca specialità e prodotti caratteristici del territorio. Il 63% dei turisti italiani valuta importante la presenza di un’offerta enogastronomica o di esperienze tematiche quando sceglie un viaggio. Certo stiamo parlando di una fascia che ha un livello d’istruzione superiore, maggiore capacità alla spesa, alla ricerca di “gourmet market”, prodotti di qualità o bio, percorsi esperienziali in cantine, laboratori o passeggiate tra le vigne.

Non solo, organizza il viaggio affidandosi al web, per ottenere informazioni e prenotare. Preferenze? Percorsi misti , non monotematici, per ampliare le proprie conoscenze. Il turista della globalizzazione vuole portare a casa qualcosa di diverso, perché il cibo ha un valore antropologico. Non c’è paese o regione italiana che non abbia una varietà di piatti: basta spostarsi di qualche chilometro perché cambi un ingrediente della ricetta. Una ”miniera” che non è stata sfruttata completamente. Il turista enogastronomico ha davanti un’ampia scelta : 586 ristoranti di eccellenza, 18.623 agriturismo con alloggio,169 strade del vino e dei sapori. A questo proposito il Ministro Martina sottolinea che vista la «domanda crescente di servizi per i turisti del cibo, che va soddisfatta di più e meglio dobbiamo partire dalla formazione professionale. Abbiamo bisogno di professionisti del cibo, che sappiano interagire anche con i turisti e i buyer stranieri». La richiesta del mercato punta il dito su professionisti del settore : esperto gastronomo, hospitality manager e agenzie specializzate con esperti accompagnatori. La formazione universitaria in Italia va in questa direzione, tanto è vero che da qualche anno esiste una laurea magistrale in turismo , in lingua inglese all’Università di Bergamo. I dati emersi dall’Osservatorio dovrebbero stimolare il settore enogastronomico a fare sistema, creando veri e propri distretti del cibo di qualità.


Franco Iseppi, Alberto Lupini, Rossana Bonadei e Roberta Garibaldi

Infatti, sottolinea Roberta Garibaldi: «L’offerta italiana appare oggi a macchia di leopardo. Siamo il Paese più desiderato come meta di viaggi enogastronomici che ha una potenzialità da valorizzare con una offerta tematica, di qualità e sostenibile, fortemente legata alla tradizioni del territorio». La Toscana è la destinazione per eccellenza, ma si riscontra grande interesse per la Sicilia e la Puglia. Molte Regioni hanno un potenziale inespresso e non vengono percepite dal turista come meta, nonostante abbiano nicchie di eccellenza, come il Veneto, il Piemonte e la Lombardia. A questo proposito dovremmo sottolineare come Milano, dopo l’Expo, sia diventata una città con una presenza massiccia di turisti italiani e stranieri, che spesso non visitano le provincie. Stiamo parlando di Bergamo, Como, Lecco, Cremona o Mantova che hanno ricchezze enogastronomiche, tutte da scoprire.



«Questo lavoro - ha detto Garibaldi - mette a fuoco un trend in forte ascesa. Risulta sempre più evidente come la gastromania stia condizionando la scelta dei viaggi. Troviamo un rafforzamento su ogni fronte: ora gli italiani si muovono anche per cercare esperienze legate al cibo e al vino. Un atteggiamento sempre più simile a quello di molti stranieri». Chiude il rapporto una sezione con il profilo del turista enogastronomico internazionale, la situazione nei principali Paesi del mondo e best pratice estere.

 



 


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Alberto Lupini


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