Liberalizzazioni sì, ma anche contro le lobby della rete

17 luglio 2017 | 11:23
di Alberto Lupini
C’è qualcosa di vecchio, e un po’ peloso, nell’attuale dibattito sulle liberalizzazioni e sul provvedimento sulla concorrenza che dovrebbe finalmente vedere la luce di questi giorni. Quanti sostengono da tempo la battaglia per un’economia più libera e con meno vincoli lamentano, non a torto, che la legge sarebbe stata annacquata nel ping-pong fra Camera e Senato. Stupisce però che fra le molte e valide ragioni per sostenere questa ipotesi, uno dei più brillanti economisti italiani, Francesco Giavazzi, in tandem con Alberto Alesina, dalle colonne del Corriere della sera, contesti la scelta di cercare di porre dei paletti al fenomeno delle fake news (nonché alla propaganda del terrorismo jihadista) su internet.



Una posizione che avrebbe dignità di confronto, se non fosse che il docente di Harvard l’ha banalizzata sostenendo che la norma «produrrà l’effetto di fare scomparire dall’Italia servizi online per prenotare un albergo, come Booking.com, Trivago, TripAdvisor, così come già è scomparso Uber». E non contento Giavazzi chiude poi questa frase ad effetto con la solita aria fritta del tipo: «un bel risultato per un Paese in cui il turismo è così importante»...

Con tutto il rispetto, di tutti gli effetti che potrebbe avere il cercare di rendere la rete meno arena di odio e falsità, quella di azzoppare il turismo ci sembra francamente la più inverosimile. Anzi. Scontato che oggi internet è fondamentale per il settore, fra i soggetti che secondo il noto economista sarebbero a rischio di estinzione (?) ci sono proprio quelli più contestati (e sanzionati in tutta Europa) per abuso di posizione dominante e distorsione del libero mercato. Autentiche lobby senza alcuna regola o controllo. Contro Booking gli albergatori italiani hanno condotto una durissima battaglia perché i risultati delle ricerche dei consumatori non erano frutto dell’offerta reale del mercato, ma erano rielaborate dalla società per favorire questo o quel soggetto. Sarebbe questo il libero mercato a cui aspira Giavazzi? A noi sembra solo far west.

Francamente non abbiamo di queste paure e temiamo, al contrario, che la legge sulle liberalizzazioni scorra come acqua fresca sulla triste realtà di questi portali dove l’imbroglio e il ricatto (pensiamo a TripAdvisor) la fanno da padroni imponendo nei fatti delle gabelle a cui gli operatori (complici anche i sindacati di categoria) devono a volte sottostare. Altro che supporto al turismo che potrebbe venire meno. Fra l’altro non si capisce come il solo accennare ad eliminare l’anonimato nei commenti (che riguardano servizi di hotel o ristoranti, non un giudizio su qualche politico o su qualche banca...) potrebbe essere un vulnus alla liberalizzazione ed alla concorrenza. Al contrario sarebbe una moralizzazione in un mercato oggi davvero inquinato e in alcuni casi con condizionamenti a livello criminale. Se la libertà da tutelare per Giavazzi è quella che un ristorante debba improvvisamente perdere 60 posizioni nelle ridicole classifiche del Gufo solo perché il giorno prima ha detto no alla gabella della formula TripAdvisor Plus, proprio non ci piace. E speriamo che stavolta i parlamentari vadano fino in fondo.

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