Lo smart working uccide le macchinette: la grande crisi della distribuzione automatica

Sono circa quattro milioni gli italiani che stanno ancora lavorando da remoto. Questo non ha fatto altro che acuire la crisi del settore della distribuzione automatica, già duramente fiaccato dai mesi di lockdown

22 febbraio 2022 | 12:24
di Gianluca Pirovano

Un presente complesso, un passato recente durissimo (come per tutti o quasi) e un futuro ancora da scrivere. Non è un gran momento per il settore della distribuzione automatica. Nonostante la pandemia stia pian piano regredendo, lo smart working è ancora utilizzato in tutta Italia (sono circa 4 milioni le persone che lavorano da remoto). Questo sta rallentando notevolmente la ripresa del settore che già nel 2020 aveva dovuto fare i conti con una perdita del 31% del fatturato e che ora, nonostante timidi e flebili segnali di ripartenza, è ancora a -15,17% rispetto al 2019. 

Distribuzione automatica, un settore con numeri da record 

Per comprendere la misura del settore, servono i numeri. L'Italia ha la più ampia rete distributiva alimentare d'Europa con oltre 802mila vending machine installate. Seguono a distanza Francia (626mila), Germania (611mila) e Inghilterra (408mila). Sono più di 3mila le imprese che operano nel settore e danno lavoro a circa 30mila persone. A queste cifre va poi aggiunta tutta la filiera, che va dai produttori alimentari alle aziende di accessori e tecnologie per le vending machine. 

Lo smartworking piace sempre di più 

Di contro è necessario capire anche la diffusione dello smart working. Nel primo trimestre del 2021 i lavoratori da remoto superavano quota 5.370.000, cifra calata a 4.710.000 nel secondo trimestre e a poco più di 4 milioni nel terzo trimestre dell'anno

Una condizione che agli italiani sembra comunque piacere molto, almeno stando a un sondaggio condotto dal Politecnico di Milano. Il 14% dei lavoratori vorrebbe tornare a svolgere le sue mansioni prevalentemente in presenza, il 53% vorrebbe passare ad un modello di lavoro ibrido ed il 33% vorrebbe continuare l'attività da remoto.

Gli effetti dello smart working sulla distribuzione automatica 

Il risultato di quanto prima enunciato è che la pausa caffè se non scomparsa si è comunque molto ridimensionata. E ancora una volta a confermarlo sono i numeri. Il settore della distribuzione automatica ha assistito tra gennaio e agosto dello scorso anno a una lieve ripresa (+9,21% rispetto allo stesso periodo del 2020) trainata da caffè (+12,13%) e acqua (+10,88%). Tuttavia i livelli prepandemici sono ancora lontani (-15,17% rispetto al 2019) e la ripresa è stata frenata dalle nuove restrizioni imposte a cavallo tra 2021 e 2022. 

Le parole di Confida

A confermare la crisi e a lanciare l'allarme è Confida, l'Associazione italiana della distribuzione automatica. «Qualcosa di positivo si è visto nel 2021, poi è tornato lo smartworking e abbiamo registrato un immediato calo nei consumi - ha evidenziato il presidente di Confida Massimo Trapletti - L'anno nuovo si è così aperto ancora in perdita. D'altronde il grosso dei nostri numeri arrivano da ospedali, scuole e settore pubblico. Se si bloccano, calano i consumi». 

«Fate tornare la gente al lavoro»

Le situazioni peggiori, conferma Trapletti, si sono registrate nelle grandi città, dove è più evidente l'effetto dello smart working. «La nostra prima richiesta è infatti questa: fate tornare la gente al lavoro - ha proseguito il presidente - Non è soltanto un problema nostro, ne soffre tutta l'economia delle città. Gli uffici muovono un indotto enorme». 

C'è poi una seconda richiesta. «Il vincolo sui 2 milioni di fatturato per ottenere gli aiuti è troppo stringente - ha aggiunto - Gran parte delle nostre aziende, almeno l'80%, rimangono escluse. È necessario alzarlo a 10 milioni».

Le sfide per il futuro 

Oltre alle criticità dell'immediato, ci sono anche le nuove sfide da affrontare per il futuro. La pandemia ha infatti cambiato il modo di lavorare e lo smart working potrebbe diventare un'abitudine. «Siamo convinti che le condizioni del 2019 non torneranno più - ha confermato Trapletti - Pensiamo infatti di aver già perso una parte di quel consumo». Come fare allora per restare a galla? «Il settore dovrà ingegnarsi per trovare nuove strade - ha concluso il presidente - allargando il portafogli dell'offerta: prodotti freschi, cotti e altro. Recuperare altrove il fatturato che ormai è perso». 

 

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Alberto Lupini


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