Locali chiusi ma la Tari è da record. Confcommercio: «Un vero paradosso»

Nonostante il blocco delle attività a causa della pandemia, la tassa sui rifiuti ha toccato quota 9,73 miliardi nel 2020 con un aumento del +80% negli ultimi 10 anni. Un costo che penalizza le imprese

01 aprile 2021 | 12:45
Nel 2020, nonostante il blocco delle attività causa Covid e la conseguente drastica riduzione della quantità di rifiuti prodotta (oltre 5 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2019), il costo totale della Tari (la tassa sui rifiuti) raggiunge il livello record di 9,73 miliardi con un incremento dell'80% negli ultimi 10 anni. E, manco a dirlo, ristoranti, pizzerie e pub risultano fra i più tartassati


Meno consumi, più spendi: un paradosso

A scattare la fotografia è stato l'Osservatorio tasse locali di Confcommercio, che parla di «un vero e proprio paradosso che penalizza ulteriormente le imprese del terziario, con costi ancora troppo alti e sproporzionati a fronte dei quali non corrisponde un'efficiente gestione dei servizi resi dagli enti locali». L'Ossrvatorio permanente dedicato alla raccolta e all’analisi di dati e informazioni sull’intero territorio relative alla tassa rifiuti pagata dalle imprese del terziario, ha passato al setaccio le delibere e i regolamenti di tutti i Comuni capoluoghi di provincia oltre a più di 2.000 altri Comuni di piccole e medie dimensioni. Risultato? Costi salatissimi.

I Comuni non si adeguano al nuovo sistema di calcolo

Certo, nel corso del 2020 segnato dalla pandemia, numerosi enti locali hanno rivisto i livelli di tassazione ma l'approccio è stato eterogeneo: dalla riduzione alla sospensione, passando per diverse tempistiche di dilazionamento. Più diffuso, invece, il mancato adeguamento al Metodo tariffario rifiuti (Mtr) pensato da Arera (l’autorità di regolazione e controllo in materia di rifiuti urbani) con l’obiettivo di evitare voci di costo improprie, inefficienze e una maggiore aderenza tra le tariffe pagate e i reali rifiuti prodotti. Purtroppo, secondo l’analisi dell’Osservatorio, su 110 capoluoghi di provincia e Città Metropolitane, quasi l’80% dei Comuni non ha ancora definito questo nuovo metodo. Non va meglio nemmeno in quel 20% dei Comuni che hanno introdotto il nuovo schema: nel 58% dei casi il costo è aumentato mediamente del +3,8%.

Più nello specifico, gardando ai dati dell'Osservatorio, emerge che ristoranti, bar e pub hanno pagato in media 20,29 euro a metro quadro mentre supermercati, macellerie, rosticcerie e panifici si sono fermati a 10,86 euro a metro quadro. Ortofrutta, pescherie, piante e fiori infine, con 24,22 euro al metro quadro sono le attività più colpite.

A livello geografico, invece, sono Lazio, Umbria, Liguria e Basilicata le Regioni in cui il costo della Tari si discosta maggiormente, in aumento, rispetto alla media nazionale.

Sangalli: altra batosta su imprese già in difficoltà

«Le imprese del terziario sono di fronte ad una situazione estrema: sostegni del tutto insufficienti e prospettive di riaprire un miraggio. Il nuovo decreto, infatti, prevede per tutto aprile solo zone rosse o arancioni salvo deroghe. Servono, invece, subito riaperture progressive e in sicurezza. Serve soprattutto, prima che sia troppo tardi, la svolta tanto attesa del Governo Draghi che ancora non si vede», ha commentao così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. A partire dal conferimento dei rifiuti.

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Alberto Lupini


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