La Lombardia stringe i controlli Termoscanner in tutte le aziende

La decisione della Regione in serata. Obbligo di rilevare la temperatura dal 18 al 31 maggio. non si potrà andare al lavoro con 37,5°. Vale anche per l'accesso ai negozi e in tutti i luoghi pubblici

13 maggio 2020 | 22:25
Colpo di scena in Lombardia, dopo avere spinto per un'apertura di tutto il Presidente Attilio Fontana ha firmato l’Ordinanza regionale n. 546 del 13 maggio con cui prescrive per tutte le imprese regole più restrittive di quelle statali, per garantire la tutela della salute in tutti i luoghi di lavoro in Lombardia (es. attività produttive, uffici, negozi, attività aperte al pubblico etc.). In pratica dal 18 al 31 maggio tutto il personale, prima dell’accesso al luogo di lavoro, dovrà essere sottoposto al controllo della temperatura corporea. Questa operazione deve essere effettuata anche quando, durante l’attività, il lavoratore dovesse manifestare i sintomi di infezione respiratoria da COVID – 19 (es. tosse, raffreddore, congiuntivite). Se la temperatura risulterà superiore ai 37,5°, non sarà consentito l'accesso o la permanenza nei luoghi di lavoro. Le persone in tale condizione devono essere momentaneamente isolate e non dovranno recarsi al Pronto Soccorso e/o nelle infermerie di sede.



Il datore di lavoro comunicherà tempestivamente tale circostanza, tramite il medico competente di cui al D.L. n.81/2008 e/o l’ufficio del personale, all’ATS territorialmente competente, la quale fornirà le opportune indicazioni cui la persona interessata dovrà attenersi. È fortemente raccomandato anche rilevare la temperatura dei clienti/utenti, prima dell’accesso. Con temperatura superiore a 37,5°, non sarà consentito l'accesso e la persona dovrà contattare il proprio medico curante.
     
La Regione raccomanda poi di scaricare e utilizzare l’ app “AllertaLom, il questionario “CercaCovid” deve essere compilato quotidianamente da parte del datore di lavoro e da tutto il personale.

Si tratta ora di capire quanto questa decisione influirà sulle prossime aperture di negozi, ristoranti e bar e se questa decisione possa essere da collegare all'avvio della Fase 2 che ha spinto forse troppa gente a tornare nuovamente a comportarsi come se l'epidemia fosse già finita.

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Alberto Lupini


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