Mangia sushi e muore. I Nas indagano in un ristorante di Napoli

Una donna napoletana di 40 anni è morta stroncata da un arresto cardiocircolatorio dopo aver pranzato in un ristorante giapponese nella periferia di Napoli. Sul decesso è stata aperta un'inchiesta dalla Procura di Napoli

11 febbraio 2023 | 13:25

Dopo il recente caso della ragazza, allergica alle proteine del latte, deceduta a causa di un tiramisù “vegano”, una donna di 40 anni, Rossella Di Fuorti, è morta dopo avere mangiato sushi in un ristorante di Napoli. Sebbene al momento non ci siano ancora certezze, potrebbe essere stato proprio il sushi la causa della morte. Quando si mangia sushi, se il pesce crudo non è stato correttamente abbattuto a basse temperature, si rischiano, infatti, gravi problemi per la salute.


La vicenda

Rossella Di Fuorti, mamma di due bambini che abitava a Soccavo, nella periferia occidentale di Napoli, è morta giovedì 9 febbraio, giorno del suo compleanno. La donna aveva pranzato in un ristorante della zona occidentale di Napoli.


Apparentemente la causa della morte sarebbe stato un infarto cardiocircolatorio, come ha certificato il medico del 118, intervenuto inutilmente per soccorrerla. Tuttavia, i familiari prima e gli inquirenti poi hanno avuto forti sospetti sul pranzo. Rossella Di Fuorti aveva finito di pranzare intorno alle 15, quindi era rientrata a casa. Appena tornata già aveva iniziato a sentirsi male. Poi il vomito e alle 16 la donna è deceduta.


Dopo la denuncia dei familiari, la Procura ha aperto un’inchiesta e disposto l’autopsia. I carabinieri del Nas, il Nucleo antisofisticazioni e sanità, hanno ispezionato il ristorante e sequestrato campioni di cibo che saranno analizzati per verificare l’eventuale presenza di carica batterica. In via cautelativa l'attività di ristorazione è stata sospesa.  Il marito ha riferito alla polizia giudiziaria che la moglie non ha mai accusato reazioni allergiche.


Il caso simile

Il caso ricorda la vicenda di Luca Piscopo, il ragazzo di 15 anni morto nel novembre del 2021 dopo avere mangiato sushi in un ristorante del Vomero. L’autopsia aveva chiarito che il ragazzo era stato colpito da una miocardite provocata dalla salmonella.

 

I rischi del pesce crudo

Come dicevamo, mangiare pesce crudo, se non trattato e abbattuto correttamente può provare gravi danni e persino la morte. Come spiega Francesca Albani, dietista di Humanitas San Pio X in un articolo apparso su Humanitasalute che Italia a Tavola aveva riportato, il consumo di pesce crudo è collegato al rischio di sviluppare numerose patologie che rappresentano un pericolo per la salute. La cottura ad alta temperatura, infatti, è in grado di uccidere batteri e virus, protozoi, larve e amebe che possono contribuire a provocare infezioni da microorganismi e il fenomeno della parassitosi. La parassitosi, in particolare, riguarda l’installazione di parassiti all’interno dell’organismo umano ed è causa di sintomi gastrointestinali anche gravi.

Il tipo di parassitosi più diffusa tra quelle dovute al consumo di pesce crudo è la parassitosi intestinale da Anisakis. L’anisakis è un parassita che vive nelle viscere del pesce. Quando il pesce muore e i suoi tessuti deperiscono, questo organismo migra nella carne, che è quella che poi mangiamo. Dalla carne il parassita si installa nell’intestino dell’uomo e genera un’infezione. Questa infezione provoca in chi la contrae forti dolori addominali, vomito e nausea, e può arrivare a ostruire l’intestino tenue.

Per prevenire l’insorgere di questa e degli altri tipi di parassitosi, è necessario l’abbattimento del pesce che si vuole consumare crudo per un tempo minimo di ventiquattro ore a una temperatura di almeno -20° centigradi. Questo processo è, infatti, in grado di uccidere le larve e rendere l’alimento sicuro. Un’altra serie di problematiche è legata, invece, al consumo di molluschi. I molluschi bivalvi, infatti, si alimentano filtrando l’acqua nella quale sono immersi. Questo comporta il trattenimento, al loro interno, di organismi e microorganismi patogeni. Mangiarli può dunque contribuire allo sviluppo di infezioni anche mortali, quali l’epatite virale, la salmonella, il colera e alcune tossinfezioni. Ovviamente questo discorso non vale per i molluschi prodotti seguendo le normative vigenti, in allevamenti specifici e controllati, che possiamo assumere in sicurezza. Evitiamo invece quelle situazioni in cui non si conosce la provenienza del prodotto.



Un consiglio

Se consumato a casa il pesce deve essere preventivamente congelato per almeno 96 ore a una temperatura di -18° C, nel congelatore di casa contrassegnato con almeno tre stelle. Se consumato al ristorante: sushi, sashimi, carpaccio o pesce marinato, la legge prevede già che i ristoratori debbano preventivamente congelare il pesce a una temperatura inferiore a -20° per almeno 24 ore prima di somministrarlo crudo. Per avere un’ulteriore certezza chiediamo sempre che questa procedura sia stata eseguita. È buona norma anche controllare la postazione dove viene preparato il pesce crudo, che dovrebbe essere ben visibile, insieme alle condizioni della vetrinetta refrigerata in cui viene conservato il pesce utilizzato.

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Alberto Lupini


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