Marrakech, sapori, colori e profumi di una città tutta da scoprire

È una fuga verso il sole il mio weekend a Marrakech. Sono tanti gli italiani, dopo francesi e spagnoli, che hanno scoperto la città rossa come meta trendy del momento anche grazie ai numerosi viaggi low cost

23 maggio 2018 | 16:45
di Elisabetta N. Paseggini
Il successo della città è dato dalla contaminazione magica di due mondi; uno dei secoli scorsi e uno attualissimo, da capitale occidentale. Di giorno uscendo dal Riad Numa dove alloggio (antica casa adattata a piccola maison d’hot) e attraversate le viuzze che portano fuori dalla Medina, posso scegliere se trascorrere la sera nella grandissima piazza Jemaa el Fna (patrimonio dell’Unesco) dove migliaia di persone osservano gl’incantatori di serpenti, le scimmiette ammaestrate, i berberi con i loro costumi, mangiano nei baracchini che offrono le specialità marocchine, cous cous, tajine di pollo o agnello, pesce fritto, tanta frutta, o si accomodano sulla terrazza del Cafè De France per bere un tè alla menta e osservare il colorato mondo che gira senza sosta nella piazza, resa famosa anche da Salvatores con il film “Marrakech Express”.



Da non perdere Le Jardin Majorelle che lo stilista francese Yves Saint Laurent acquistò e che ora dopo la sua morte sono visitatissimi assieme al nuovo museo che porta il nome del grande couturier.

Costruzione modernissima per il piccolo museo Ysl, dove si possono vedere alcuni abiti dalle sue più note collezioni, gli accessori. Un filmato nella sala cinema ripercorre tutte le tappe della sua vita. Ci sono anche alcune fotografie, che fanno parte della storia della moda. Tutto molto pulito e curato, il piccolo bar è anch’esso in linea col museo. Con il biglietto cumulativo, si accede anche ai giardini Majorelle ed è incluso anche l’accesso al Museo Berbero, all’ interno dei giardini stessi.



Inoltre ci sono gli splendidi Jardin Secret che portano la firma del noto paesaggista inglese Tom Stuart-Smith. Un’oasi verde nel cuore della Medina. È una parte importante del passato di Marrakech, verdissimo, silenzioso, ricco d’acque, ombreggiato da padiglioni ed alberi; luogo ideale dove rifugiarsi per una ritemprante pausa di relax dopo il coloratissimo caos dei Souk dove ci si perde fra oggetti d’argento, bronzo, tappeti, maroquinerie, veli e djellaba (i loro caratteristici abiti).

Non basterebbe tutto il giornale per raccontare delle emozioni, dei sapori, dei colori dei monumenti, su tutti la Koutubia, il grande minareto che sovrasta la città. Mi fermo qui, lasciandovi la curiosità di provare almeno una volta il fascino austero e maliardo di questa città: la rossa Marrakech.

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Alberto Lupini


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