Nel 2022 gli italiani taglieranno le spese in bar e ristoranti. Sulle tavole di casa, boom di prodotti locali

Secondo il report dell’Ufficio Studi Coop, l'inflazione al 3,9% e la pandemia influenzeranno il fuori casa con un 13% in meno di presenze stimate. Ne approfitta la Gdo, dove si acquista per mangiare a casa

05 gennaio 2022 | 15:14

Speranza, ripresa, cambiamento, e timore. Sono i sentimenti - in rigoroso ordine decrescente - più diffusi tra gli italiani che si affacciano al nuovo anno stando alla fotografia scattata dalle due survey dell’Ufficio Studi Coop condotte a dicembre 2021; la prima, svolta in collaborazione con Nomisma, “2022, Coming Soon - Consumer” su un campione rappresentativo della popolazione italiana in collaborazione con Nomisma e la seconda “2022, Coming Soon - Manager” sulla community di esperti del sito italiani.coop. Un clima non certo sereno che colpisce sia la Generazione Z (i nati fra il 1997 e il 2012) sia circa la metà dei manager intervistati. A preoccupare è soprattutto l’instabilità politica e la crescita dei prezzi, stimata al 2,9%. Ma è anche l'inflazione al 3,9% (record da agosto 2008) a creare allarmi. In base alle stime preliminari l'inflazione acquisita per il 2022 (cioè la crescita media che si avrebbe nell'anno se i prezzi rimanessero stabili fino a dicembre) è pari a +1,8%, diversamente da quanto accaduto per il 2021, quando fu pari a -0,1%.

Bar e ristoranti messi da parte

Tutti aspetti che influiscono sull’organizzazione del tempo libero. Diffidenti sulla reale disponibilità economica futura e sulle restrizioni che saranno imposte, gli italiani nel 2022 tagliano su ristoranti e bar (il saldo tra chi ci andrà di più e chi lo farà di meno è -13%), concerti e spettacoli (-12%), cinema (-10%), teatri e musei (-9%). Preferite le soluzioni fruibili da casa (film, ecommerce, smart working). La digital life sembra essere già realtà.



Lo spettro di prezzi sempre più alti regna sovrano. Per 6 manager su 10 i consumi seguiranno il Pil ma a distanza, ostaggio di una inflazione stimata dagli esperti al +2,9%. Una crescita che si protrarrà per tutto il 2022 secondo il 63% degli esperti, da contrastare con una riduzione del cuneo fiscale (secondo il 71% dei manager) o una indicizzazione dei salari al costo della vita (47%), ma anche con una riduzione selettiva dell’Iva (47%) magari sui beni sostenibili. In previsione dell’aumento dei prezzi, 1 famiglia su 2 pensa di non cambiare il livello di spesa nel prossimo anno rispetto al prepandemia (49%). Ma se il 22% del campione spera di superarlo quasi un italiano su 3 (29%) purtroppo sa che non riuscirà a raggiungerlo. Peraltro, proprio l’inflazione relega il budget delle famiglie nei confini delle spese obbligate (utenze e salute, soprattutto) e costringe tanti italiani a lasciare nel cassetto dei sogni i prodotti tecnologici, le serate con gli amici, i viaggi e le vacanze.

Carrello della spesa più caro

L’epicentro della prossima crescita dei prezzi riguarda non solo le utenze domestiche (che saranno però alleviate dagli interventi del Governo) ma soprattutto il ben più importante capitolo della spesa alimentare. Infatti, i manager della filiera stimano un incremento medio dei prezzi alimentari superiore ai 3,5 punti percentuali con una ondata inflattiva che per il 63% del campione riguarderà sicuramente tutto il 2022. Tra caccia alle promozioni, ricerca di punti vendita e canali più convenienti e riduzione degli sprechi molti italiani fronteggeranno il carovita con un diffuso downgrading del carrello, soprattutto al Sud e nella lower class, segnando peraltro una nuova ancora più consistente divaricazione dei consumi rispetto ai ceti più abbienti. Ad essere ancora una volta premiato in tavola il cibo del territorio (100% italiano e locale), mentre si consolida il trend verso una alimentazione biologica e salutista. Ma per i manager della filiera (il 61% degli intervistati) il 2022 sarà soprattutto l’anno della marca del distributore, considerata la soluzione per permettere acquisti con il migliore rapporto tra qualità e prezzo.

A questo proposito è intervenuta anche Federdistribuzione, che con il direttore relazioni con la Filiera e Ufficio Studi, Carlo Alberto Buttarelli, ha spiegato: «Con i dati di dicembre si chiude il consuntivo di un anno dove l’inflazione ha ripreso a farsi sentire, con effetti già considerevoli sull’economia reale e sulle famiglie italiane. Negli ultimi mesi le aziende della distribuzione hanno messo in campo tutti gli strumenti a disposizione per mitigare la spinta inflattiva ottenendo, come importante risultato, il contenimento del livello del “carrello della spesa” che si conferma al di sotto del dato complessivo».

«Occorre tuttavia sottolineare - ha proseguito - che l’inflazione che stiamo registrando è generata da aumenti diffusi dei costi delle materie prime a livello internazionale, che saranno difficilmente gestibili a lungo senza una strategia condivisa a livello di filiera e di concerto con le istituzioni. L’impegno del nostro settore resterà alto, prestando un’attenzione vigile sulla portata degli aumenti che, nel corso di quest’anno, auspichiamo possano invertire la tendenza, assestandosi su livelli più accettabili.  Ribadiamo quindi la necessità di ragionare in ottica di sistema: il Paese vive un momento di congiuntura favorevole ma ancora fragile; serve uno sforzo collettivo per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie e dunque di tutta l’economia».

Sempre sulla spesa alimentare, se nel 2020 l’irrompere della pandemia aveva fatto impennare le vendite nella Gdo (+4,8% sul 2019), il 2021 si chiude pareggiando i livelli di vendita dello scorso anno (con invece un decremento di circa mezzo punto percentuale se si esclude l’egrocery e si considera la sola rete fisica). Un risultato conseguito anche grazie al buon andamento della stagione natalizia; la recrudescenza della pandemia e il timore della variabile Omicron hanno infatti tenuto molti italiani tra le mura domestiche e fatto segnare un incremento delle vendite della Gdo di circa 3 punti percentuali nelle ultime due settimane dell’anno.



Ma sarà il 2022 il vero banco di prova della Gdo italiana. Per gli esperti intervistati, i prezzi all’acquisto, la digitalizzazione dei canali e i nuovi comportamenti di acquisto (per prodotti e formati) rappresentano gli elementi centrali dello scenario 2022, con una attenzione crescente ai temi della sostenibilità etica, sociale e ambientale. Sugli andamenti del 2022 peseranno certamente la dinamica inflattiva ed i suoi effetti sul potere d’acquisto e i consumi delle famiglie, ma evidentemente anche gli andamenti epidemici contribuiscono a rendere ardua una previsione puntuale. L’Ufficio Studi Coop con il supporto d’analisi di Nielsen stima comunque un andamento delle vendite totali Gdo di poco inferiore all’1,5% a valore, come effetto congiunto di una probabile riduzione dei volumi, di un più ampio incremento dei prezzi e delle scelte di ricomposizione degli acquisti effettuate dai consumatori.

 

Anche lo shopping penalizzato, i saldi non saranno da "tutto esaurito"

L’inflazione però tocca da vicino molti altri settori, come quello dello shopping che di questi tempi vive quello che una volta era un periodo d’affari grazie ai saldi. Secondo Confimprese circa la metà degli italiani rinuncerà quasi del tutto a sfruttare i prezzi ribassati, mentre Confcommercio indica che poco più di sei italiani su dieci (62,3%) ne approfitteranno. Dati vicini anche sulla spesa per ogni famiglia: 248 euro quella stimata da Confimprese, 275 euro secondo Confcommercio, in leggera crescita rispetto ai 254 dell’anno scorso. Tra i canali di acquisto, i negozi di fiducia si confermano al primo posto per la metà degli italiani, mentre l’online viene scelto dal 40% e prevalentemente per l’acquisto di articoli di moda con i social network - Instagram su tutti - che vengono utilizzati per trovare consigli; tuttavia, l’incertezza dell’attuale fase economica si fa sentire trovando conferma nei comportamenti dei consumatori: infatti, tra chi non acquisterà in saldo (quasi il 40%) oltre la metà lo farà per risparmiare, mentre tra coloro che faranno acquisti aumenta la quota di chi spenderà come l’anno scorso (+4,1%).

Il 60% circa delle imprese del commercio al dettaglio ritiene che il numero dei clienti che entreranno in negozio per i saldi non sarà molto diverso da quello dello scorso anno. C’è però una piccola minoranza in cui prevale ancora un pessimismo diffuso sull’andamento degli affari. Infine per meglio affrontare l’emergenza Covid, il 42,7% delle imprese ha fatto ricorso anche all’e-commerce. Questi i principali risultati dell’indagine sui saldi invernali 2022 realizzata da Confcommercio-Imprese per l’Italia.


Nella wish list tanti cambi di lavoro

Non solo difficoltà e preoccupazioni però, perché - come detto - c’è anche tanta speranza. Nella wish list stilata dagli italiani per l’anno appena iniziato invece, ecco il prendersi cura di sè (57%), cercare un nuovo equilibrio tra lavoro e vita privata anche e soprattutto nel mondo della ristorazione (56%) e uscire dalla pandemia con l’ambizione di rivedere le proprie priorità (55%) magari costruendosi una nuova vita (21%).  C’è anche chi guarda oltre e un buon 29% del campione - quindi quasi un italiano su 3 - pensa nel 2022 di cambiare lavoro immaginando questa decisione come il giusto viatico per il suo nuovo futuro.

Non può mancare il focus sul climate change, considerato dagli italiani un problema più grave di quanto non pensi l’opinione pubblica (78%) e gli Stati di tutto il mondo devono porvi rimedio con la massima urgenza (82%). Nell’attesa, il 97% si dice disposto a cambiare almeno alcune delle proprie abitudini. Tutti, però, sono ancora alla ricerca di concrete soluzioni pratiche per rendere più sostenibile la loro vita quotidiana; sono disposti a acquistare lampadine a basso consumo (pensa di farlo l’80% del campione), eviterebbero gli sprechi alimentari (61%), ma solo il 18% rinuncerebbe alla lavastoviglie, il 15% sceglierebbe l’usato e appena il 14% ridurrebbe l’uso della lavatrice.

 


Più propensi a guardare al loro nuovo futuro piuttosto che al loro difficile presente gli italiani guardano con fiducia alle nuove promesse del progresso tecnologico. Così quasi 9 italiani su 10 si vedono nello spazio entro il 2050 e 6 su 10, se potessero, manderebbero già oggi cartoline dalla luna. Entro il 2030 la realtà virtuale farà parte della quotidianità per il 57% degli intervistati, nello stesso periodo per 4 italiani su 10 la carne sintetica sarà consuetudine sulle nostre tavole e sulle nostre strade circoleranno auto a guida autonoma per un intervistato su tre (37%).  Per gli esperti, invece, nei prossimi 10 anni saranno le nuove fonti energetiche (58%) e poi big data (38%) e biotecnologie (35%) a determinare i maggiori impatti economici e sociali.

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Alberto Lupini


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