Nel carrello della spesa più prodotti 100% italiani, meno biologici

L’Osservatorio Immagino di GS1 Italy racconta un paese alle prese con crisi e inflazione, sale l'attenzione al prezzo. Altroconsumo: piacciono i prodotti con il marchio del supermercato

16 gennaio 2023 | 17:10
di Elisa Santamaria

Cambia la spesa degli italiani che guardano con più attenzione ai prodotti del Bel Paese o di filiera a discapito però di Docg e alimenti biologici.

Sul carrello pesano gli effetti della pandemia e delle crisi globali, l’aumento dei prezzi e l’accelerazione dell’inflazione che si sono abbattuti sul mondo del largo consumo e, di conseguenza, anche sull’approccio degli italiani alla spesa nella grande distribuzione organizzata (gdo).

E’ quanto emerge dalla dodicesima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, che monitora l’andamento delle vendite di quasi 130 mila prodotti tra food & beverage, cura casa e cura persona, che complessivamente realizzano oltre 41 miliardi di euro di sell-out, pari all'82,3% dell’incasso complessivo di supermercati e ipermercati italiani.

Incrociando le informazioni presenti sulle etichette e sulle confezioni dei prodotti digitalizzate dal servizio Immagino di GS1 Italy con i dati elaborati da NielsenIQ su venduto e consumo nella Gdo, questo paniere di prodotti è stato suddiviso in 11 carrelli equivalenti ad altrettante tendenze che stanno guidando la spesa nei negozi di riferimento - dal free from all’italianità, dalle certificazioni etico e ambientali fino ai prodotti green - e di cui è stata monitorata l’evoluzione nel corso degli ultimi 12 mesi.

 

Cos’è cambiato in questo periodo?

«Con l’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona e di quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, il carrello della spesa si è appesantito e, quindi, per non stravolgere il suo stile di vita, il consumatore ha cercato di trovare e applicare diverse soluzioni» spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy.

Le misure adottate dai consumatori in supermercati e ipermercati hanno determinato una forte discontinuità rispetto all’anno precedente, con una diffusa contrazione della domanda a cui si è contrapposto un generalizzato aumento dell’offerta, a testimonianza della reattività e del dinamismo dei produttori e dei retailer.

«Alla luce della crescente attenzione verso comportamenti di consumo volti al risparmio in risposta agli elevati tassi di inflazione, l’Osservatorio Immagino ha voluto offrire una prima indagine del mercato con l’obiettivo di offrire una lettura della domanda di convenienza da parte dei consumatori attraverso le lenti dei claim, delle etichette e delle certificazioni monitorate sulle confezioni» spiega Marco Cuppini.

L’Osservatorio Immagino ha approfondito il tema della convenienza con un doppio approccio. Da un lato ha mappato il posizionamento di prezzo degli assortimenti dei fenomeni di consumo monitorati, descrivendo il peso del venduto e i trend di mercato. Dall’altro ha costruito un “paniere convenienza”, in cui ha collocato tutti i prodotti che presentano in etichetta almeno un riferimento a questa caratteristica (ad esempio le parole “risparmio” od “offerta”), e ne ha monitorato le performance rispetto alla media del grocery e delle singole macrocategorie.

I trend

L’Osservatorio Immagino monitora i trend che guidano le scelte d’acquisto degli italiani nella distribuzione moderna, seguendo l’evoluzione di 11 panieri che rappresentano altrettanti fenomeni e tendenze di consumo:

Nel food:

  • Italianità: in tutte le declinazioni, dal “100% italiano” alle indicazioni geografiche (come Dop e Igp) fino alla presenza di un richiamo alla regione di provenienza.
  • Free from: i 16 claim più importanti nel mondo dei prodotti “senza”, come “senza zuccheri” o “senza antibiotici”.
  • Rich-in: i 12 claim più rilevanti nel paniere dei prodotti ricchi o arricchiti, come “proteine” o “fibre”.
  • Intolleranze: la dinamica dei prodotti “senza glutine” o “senza lattosio”, e quella dei claim emergenti, come “senza latte” o “senza uova”.
  • Lifestyle: i claim del cibo identitario, come “vegano”, “vegetariano”, o come le certificazioni Kosher e Halal.
  • Loghi e certificazioni: bollini, indicazioni e claim che forniscono garanzie precise, come il logo EU Organic o le certificazioni del mondo della Corporate social responsibility (come Fairtrade, Friend of the sea, FSC, Sustainable cleaning e UTZ).
  • Ingredienti benefici: dall’avena al cacao, dal matcha al caramello, dallo zenzero ai semi di sesamo, i 34 prodotti e ingredienti più trendy.
  • Metodo di lavorazione: “trafilato al bronzo” o “non fritto”, “non filtrato” o “a lievitazione naturale”, quando la tecnica produttiva fa la differenza.
  • Texture dei prodotti: morbido o ruvido, soffice o croccante, sottile o fragrante? Le 11 consistenze più evidenziate in etichetta.

Nel non food:

  • Cura casa green: da “biodegradabile” a “senza fosfati”, i sette claim che comunicano la sostenibilità dei prodotti per la pulizia domestica.
  • Cura persona: da “senza solfati” a “con acido ialuronico”, i 34 claim più significativi del free from, del rich-in e della naturalità nel mondo dei prodotti per la cura personale.

A completare la fotografia dei consumi, due approfondimenti dedicati alla sostenibilità:

  • La sostenibilità in etichetta. Il “Barometro sostenibilità” racconta come le aziende comunicano sulle etichette le misure che hanno adottato per migliorare il loro impatto ambientale, rilevando la presenza on pack di 35 tra claim e certificazioni relativi alla sostenibilità, suddivise in quattro aree:

             - Management sostenibile delle risorse.

             - Agricoltura e allevamento sostenibili.

             - Responsabilità sociale.

             - Rispetto degli animali.

  • Il packaging green. L’Osservatorio Immagino analizza l’evoluzione della comunicazione in etichetta della riciclabilità dei packaging, rilevando la presenza di ogni indicazione che aiuti i consumatori a gestire correttamente le confezioni dopo l’uso.

A proposito di spesa: l'indagine di Altrocunsumo

Altroconsumo ha pubblicato la classifica dei supermercati preferiti dai consumatori: primeggiano Esselunga e Ipercoop. Eurospin e Aldi invece sono i discount più amati.

Tra gli elementi maggiormente considerati nella scelta del market di fiducia emergono praticità (33%) e convenienza (25%).

Per quanto riguarda i prodotti, i test realizzati attestano che quelli a marchio commerciale hanno spesso una qualità buona o ottima.

Anche nel 2022 infatti, Altroconsumo ha provveduto a verificare il grado di soddisfazione, intervistando 9.834 soci, grazie ai quali è stato possibile stilare le classifiche delle catene preferite dai clienti di supermercati/ipermercati e superette (punti vendita di prossimità, più piccoli e con meno prodotti), discount e insegne locali.

I migliori in classifica

Per quanto riguarda la prima tipologia, in cima alla classifica primeggiano, come anticipato, Esselunga e Ipercoop, seguiti da NaturaSì e Coop. Anche nell’inchiesta sui prezzi, pubblicata lo scorso settembre, queste catene erano nella parte alta di quasi tutte le classifiche (per la spesa con prodotti di marca, a marchio del super e mista). Passando ai discount, a conquistare il podio sono Eurospin e Aldi. I discount soddisfano molto per i prezzi: nove insegne su dieci hanno una valutazione ottima. Inoltre, piacciono anche per i prodotti acquistati. Quando si parla di catene locali, invece, a fare da apri-fila sono Supermercati Visotto, i brand romani Pewex e CTS Supermercati e la veneta Iperlando.

I criteri di scelta, ancora convenienza

Durante l’analisi, Altroconsumo ha anche cercato di capire quali siano gli elementi maggiormente considerati dagli intervistati nella scelta del market di fiducia. Il primo criterio di scelta è la praticità (33%), specialmente legata alla facilità di raggiungimento del punto vendita. Altro elemento di gran rilevanza è la convenienza, criterio principale per il 25% degli intervistati. Un altro criterio di scelta è rappresentato dalla qualità dei prodotti disponibili (17%) e per il 13% del campione è dato dal buon assortimento dei prodotti. A questi si aggiungono anche altri elementi che per molti potrebbero essere importanti. Ad esempio, il comfort dei punti vendita o il tempo di attesa alla cassa. Uno dei punti deboli emerso pare essere la qualità di frutta e verdura fresca: solo 3 ottimi e ben 23 medi. Per i discount, tra gli aspetti per cui si è meno soddisfatti, c’è invece la qualità del pesce: non si va oltre il giudizio medio.

Le conclusioni: avanzano i prodotti con il marchio del negozio

In generale, gli intervistati sono piuttosto soddisfatti della qualità dei prodotti a marchio commerciale (cioè quelli che prendono il nome dall’insegna della catena, detti anche private label) e li ritengono meno cari rispetto a quelli di marca: giudizi ottimi per ben 30 insegne, buoni per 33 e medi per nove. I test realizzati da Altroconsumo ci dicono che le private label hanno spesso una qualità buona o ottima: i prodotti a marchio commerciale hanno spesso sbaragliato la concorrenza in molte occasioni. In generale i clienti si ritengono abbastanza soddisfatti della qualità dei prodotti con il marchio del discount. Buoni i giudizi anche per i prodotti con il marchio del supermercato.

 

 

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