Piatti inesistenti in uno "stellato" Gaffe della Guida L'Espresso 2020

Lino Scarallo, chef una stella Michelin a Napoli, storce il naso leggendo l'ultima edizione, e non per il mono-cappello ricevuto. I piatti recensiti non sono mai stati presenti in carta . Per non parlare dell'ubicazione del suo Palazzo Petrucci, all'interno di Palazzo Donn'Anna secondo la Guida, quando in realtà al palazzo ci sta dirimpetto

16 ottobre 2019 | 15:25
di Marco Di Giovanni
Inizia la stagione delle Guide, e la prima è L'Espresso di Vizzari, presentata l'altro ieri a Firenze. Tre new entry tra i vertici, scarsi gli emergenti e immancabili i Cappelli d'oro. Sul web ristoranti che, premiati, ringraziano il curatore e i collaboratori della guida, postando le foto della copertina o della propria recensione. Tuttavia, questo entusiasmo non è condiviso da tutti: e non per la delusione di aver ricevuto un cappello in più o in meno, quanto piuttosto per non riconoscersi proprio in ciò che viene riportato nel proprio "trafiletto".


Lino Scarallo (foto: Reporter Gourmet)

Stiamo parlando, in questo caso, di Palazzo Petrucci, ristorante stella Michelin a Napoli con, in cucina, chef Lino Scarallo. Era in Sardegna, lo chef stellato, al momento della presentazione della Guida. Ma con la tecnologia la distanza spazio-temporale non è più un problema e basta uno scatto da fotocamera per far rimanere lo chef turbato.

Pare infatti che qualche "piccolo" errore sia presente in quanto l'Espresso dica del ristorante stellato. A cominciare dai piatti: «Io non giudico il Cappello (è stato infatti "mono-cappellato" lo chef del Petrucci, ndr) non dico nulla sul valore - ha spiegato Scarallo a Italia a Tavola - e il merito che mi sono stati dati dalla Guida. Tuttavia i piatti che sono riportati all'interno... non sono reali, io non faccio quei piatti, non sono piatti miei».

La guida parla dell'azzeccato "connubio tra scampi e friarielli", «ma io un piatto scampi e friarielli non lo faccio, al massimo ho proposto un kobe con mazzancolle, friarielli e una salsa di pera, ma si parla di diverso tempo fa». Poi il "popolare aglio e olio" che "esalta i tagliolini di calamaro", peccato che «i tagliolini al calamaro li ho introdotti solo ultimamente e non con aglio e olio, ma con vongole veraci». Scoppia poi Scarallo sul più sconcertante: gli Spaghettoni con fondo di brasato, le sue polpettine e bottarga... «Il brasato? Nel mio ristorante? A Napoli?? Se vuoi il brasato vai a mangiarlo, che ne so, ad Alba! Non ho mai pensato di proporlo nel mio ristorante, figuriamoci servirlo su uno spaghettone».

Insomma, cappello sì cappello no, a Lino poco importa - «Tanto ho ancora i capelli» - quel che conta è che la recensione dovrebbe prima di tutto essere veritiera. Poi, certo, si è tentati di dare comunque il ragionevole dubbio, «alla fine anche coloro che scrivono le guide sono esseri umani, si può sempre sbagliare»... se non fosse per un altro dettaglio...

La recensione parte così: "Il ristorante, ospitato all'interno del monumentale Palazzo Donn'Anna...". E qui si storce il naso un'altra volta: ma il ristorante non è all'interno del Palazzo, tutto il contrario, è proprio di fronte! Tanto che perfino sulla prima immagine del sito web del locale stellato subito di vedono i tavoli apparecchiati con elegante mise en place, dai quali si più osservare tutta la bellezza dell'antico e mastodontico palazzo nobiliare. «Questa cosa è veramente strana, la più strana. Chi viene a recensire il mio locale, non dico che debba memorizzarne i piatti, ma almeno sapere dove si trova, ecco sarebbe una buona cosa... Mi viene da pensare che quanto scritto su di me sia stato scoppiazzato (sbagliando) qui e là sul web».

Tutto sembra rimandare a un caso di false recensioni. Niente di nuovo, se non fosse che siamo abituati a vederne principalmente su TripAdvisor, scritte da aziende pagate o da clienti arrabbiati e poco oggettivi, non da guide serie e specializzate.

Ma la domanda che più mi pare giusto porsi al termine di questa rivelazione è: se il recensore (non diciamo che non ci sia stato) ha riportato tutto in maniera scorretta del Petrucci, dai piatti alla location, il giudizio per assegnare il singolo Cappello, con quali criteri l'ha dato?

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Alberto Lupini


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