Più camere, meno prodotti agricoli. In Veneto, critiche sulla riforma degli agriturismi

Una legge in esame al Consiglio regionale rischia di sovrapporre gli agriturismi ad alberghi e ristoranti che, in un periodo di crisi del settore, protestano contro l'equiparazione e la concorrenza «fra poveri»

28 gennaio 2021 | 13:21
Un favore agli agriturismi, una beffa per alberghi e ristoranti. La legge regionale del Veneto che prevede il raddoppio della capacità ricettiva dei primi ha spaccato il fronte turistico della regione con i secondi che ora chiedono spiegazioni.


La legge in discussione prevede il raddoppio delle camere (fino a un massimo di 60) per agriturismo

La legge in discussione
Il provvedimento, attualmente in fase di esame al Consiglio regionale, consentirebbe agli agriturismi di raddoppiare le camere a disposizioni dei propri ospiti (fino a un massimo di 60 stanze) e di abbassare la soglia di prodotti agricoli per potersi definire agriturismo (dal 65 al 50%). Inoltre, consentendo a queste attività di svolgere attività di somministrazione, compreso asporto e delivery, la legge in discussione creerebbe una sostanziale sovrapposizione di queste attività al servizio offerto da un tradizionale pubblico esercizio. Insomma, una spinta alla liberalizzazione e alla concorrenza che, in un periodo difficile per ristoranti e alberghi, suona come una provocazione.

Le proteste degli albergatori
«Una proposta simile in pieno covid equivale a scatenare una guerra tra poveri, infierendo su chi, economicamente, sta subendo i danni maggiori», ha commentato deciso Marco Micheli, presidente di Confturismo Veneto. Al centro della questione, l’invasione di campo che si determinerebbe con l’estensione agli agriturismi di quelli che sono le caratteristiche dell’hotel vero e proprio. «Se gli agricoltori vogliono fare un albergo o un ristorante, nulla in contrario - aggiunge Michielli - Ma che facciano un albergo o un ristorante! Almeno ce la vedremmo finalmente sullo stesso mercato, con le stesse regole. Di fatto con l’introduzione di queste modifiche, le attività agricole scivolano sempre più fuori dal proprio seminato, invadendo non solo il settore alberghiero, ma anche quello della ristorazione».

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Alberto Lupini


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