Pragmatici vs moralizzatori Horeca e agricoltura attendono risposte

Le aziende italiane, comprese quelle legate a cucina e accoglienza, attendono dal Governo sia interventi strutturali sia provvedimenti apparentemente minori. A cominciare dal tema dei voucher, su cui serve chiarezza

02 luglio 2018 | 16:44
Pragmatismo o moralismo? Sarà in base a queste scelte che il Governo Salvini-Di Maio (pardon, il governo Conte) verrà giudicato. Per ora siamo in una fase che risente ancora della ricerca del consenso, con molta enfasi sul tema migranti, e un approccio ancora propedeutico ai temi di fondo dell’economia.


Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Matteo Salvini

Se da un lato ci sono dichiarazioni forti e impegnative (no all’aumento dell’Iva, sì ad una riduzione delle tasse e all’avvio del reddito di cittadinanza), al momento mancano ancora indicazioni precise su come fare per attuare davvero quel “cambiamento” che è l’impegno prioritario del contratto fra Lega e 5Stelle.

Ma le aziende, a ben guardare, non attendono solo interventi strutturali profondi. Ci sono anche questioni apparentemente marginali per il sistema Paese, ma che diventano invece centrali a livello di comparto. Per restare al mondo dell’Horeca, non sono poche ad esempio le preoccupazioni che stanno emergendo. Per ristoranti, hotel o bar, senza il cui apporto qualunque politica di sviluppo del turismo sarebbe destinata al fallimento, non è certo secondario il sapere se voucher, o comunque politiche elastiche di utilizzo di personale temporaneo, saranno rimesse in discussione. L’unico tema in questo ambito che sembra impegnare al momento il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico è quello di un sostanziale irrigidimento e rincaro delle pratiche che regolano riders e pony-pizza. E questo, oltre che difficilmente compatibile con equilibri gestionali già al limite, non sarebbe certo in linea con quella flessibilità che è l’unica strada per restare sul mercato di molte imprese famigliari. Anche perché, così come capita nei fine settimana per molti ristoranti o alberghi, parliamo di personale non dipendente costituito per lo più da studenti che guadagnano qualcosa nelle ore non di studio. Rendere questa attività più costosa e soprattutto più vincolata potrebbe essere un segnale non gradito da operatori che oggi di tutto hanno bisogno, meno che di altri lacci.

E lo stesso vale per i produttori agricoli, che sul tema dei voucher assistono con preoccupazione ad un dibattito fra i due partner della maggioranza di governo che si confrontano con le posizioni già indicate di pragmatici o moralizzatori, quasi che questo strumento, in periodi ben determinati, non si sia rivelato fino ad oggi lo strumento più efficace per evitare il lavoro nero e garantire coperture previdenziali ed assicurative ai lavoratori stagionali.

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Alberto Lupini


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