Pringles amiche dell'ambiente Così il tubo è pronto a cambiare

La Kellogg sta lavorando al progetto di una confezione più sostenibile, in carta riciclata. L'obiettivo è di rendere le confezioni di tutti i suoi prodotti riutilizzabili o compostabili entro il 2025

16 settembre 2020 | 16:07
Un nuovo pack fatto di carta riciclata e quindi più sostenibile: potrebbe cambiare così l’iconico tubo Pringles in seguito ai test avviati il 9 settembre nel Regno Unito in alcuni store Tesco. I risultati, infatti, contribuiranno a plasmare il nuovo pack dell’iconico brand su cui Kellogg (primo player al mondo nei cereali e secondo nella produzione di cracker e snack) sta lavorando da tempo.

L'inconfondibile tubo delle Pringles

La decisione di avviare una nuova fase di test, infatti, segna un ulteriore passo in avanti nel percorso di sostenibilità messo in campo da Kellogg per arrivare a garantire che tutte le proprie confezioni siano riutilizzabili, riciclabili o compostabili al 100% entro il 2025. Il tubo attualmente in commercio è composto da pellicola, cartone, metallo e plastica: tutti materiali che rendono difficoltoso il riciclo domestico.

Il pack al momento testato, invece, sarà di carta e con due possibilità di coperchio: carta o plastica, ma comunque entrambi facilmente riciclabili direttamente tramite la raccolta differenziata in casa. Il team Kellogg ha lavorato per 12 mesi alla composizione e al design del nuovo pack affinché possa essere ampiamente riciclabile ma al contempo preservare la tradizionale croccantezza del prodotto e i lunghi tempi di conservazione.

Non solo. Pringles ha già ridotto in maniera significativa il proprio impatto sull’ambiente: negli ultimi dieci anni, infatti, le modifiche alla produzione messe a segno hanno contributo a ridurre del 18% l’utilizzo di acqua e del 16% le emissioni di carbonio e dei rifiuti generati per grammo di prodotto confezionato. Ai test nel Regno Unito seguiranno studi approfonditi per comprendere la reazione dei consumatori e la percezione sul nuovo pack, inclusa un’analisi high-tech del tracciamento oculare per capire come le persone reagiscono – anche visivamente – al nuovo pack a scaffale.

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Alberto Lupini


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