Il racconto del tartufo, reminiscenze regionali: la Toscana

Augusto Tocci ripercorre le tappe alcune tappe della sua vita attraverso i suoi racconti. In Toscana ha incontrato Pino Crestini di Sestino, che è stato fondamentale per poter realizzare una mappa del tartufo bianco

26 maggio 2021 | 10:20
di Augusto Tocci
Sulla spinta del Centro di Ricerca sul Tartufo, anche la Toscana, già negli anni Ottanta, comincia il suo risveglio “tartuficolo” grazie anche al contributo dell’Istituto sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo dal quale il predetto Centro dipendeva come previsto dal Ministero. Arezzo, tuttavia non era una zona di tartufo riconosciuta ma la storia risultava a suo favore dal momento che il suo nobile figlio Francesco Petrarca ne aveva parlato nel nono dei suoi sonetti.

In qualità di direttore di questo istituto prendemmo subito i contatti con quelle zone della regione dove la tradizione a proposito di tartufi era da tempo conosciuta. San Miniato in provincia di Pisa, dove trovammo da subito solidi agganci con le istituzioni, le crete senesi e poi il Mugello ma non furono di certo trascurate le zone della Valtiberina dove incontrammo chi di tartufi se ne intendeva veramente a tutti i livelli: Pino Crestini di Sestino. Fu per l’occasione brillante l’idea di assumerlo alle dipendenze del Centro di Ricerca e dobbiamo ammettere che in seguito si dimostrò eccezionale per la riuscita di numerose ricerche scientifiche e pratiche. Con il suo aiuto riuscimmo a studiare l’ecologia del tartufo bianco nel centro Italia.



Pino conosceva alla perfezione le numerose aree di produzione in virtù dell’esperienza di cercatore di tartufi e ne venne fuori una mappa dettagliata corredata di tutte le informazioni necessarie, botaniche, edafiche, topografiche e metereologi che fummo così in grado di sapere dove, come e quando il tartufo bianco poteva essere a nostra disposizione.
Nelle zone più conosciute fu un continuo incontro con gli operatori del settore e si celebrarono convegni un po’ dovunque con l’interesse degli addetti ai lavori e di coloro che intravedevano in questo settore prospettive di nuovo tipo. A San Miniato e a San Giovanni D’Asso (SI) furono a più riprese attivi corsi di istruzione con tanti partecipanti che spesso ottennero attestati riconosciuti addirittura dalla regione. Vicino Siena nei pressi del vivaio forestale “Il Campino” fu realizzato un centro per la produzione di piante tartufi gene, nel pisano furono eseguiti per anni lavori di miglioramento delle tartufaie naturali esistenti.



In Toscana fu poi fiorente l’attività promozionale del prodotto e non solo attraverso le tante mostre nazionali ma strategica fu l’asta mondiale del tartufo tenutasi nel Mugello in collegamento video con tutte le parti del mondo. Insieme a Beppe Bigazzi, volto noto della televisione, e Carlo Raspollini (capo degli autori di Linea Verde, Uno Mattina, La Prova del cuoco) organizzammo questo evento di grande spessore mediatico e per la quale occasione pubblicammo due importanti volumi riguardanti il tartufo di toscana. In veste tipografica elegantissima e tradotti anche in inglese i due volumi divennero da subito strumenti per una promozione turistica in molte parti del mondo.

Su nostra indicazione la Regione realizzò una serie di tartufaie sperimentali pilota un po’ ovunque che servirono come spunto ed esempio pratico per gli imprenditori agricoli che intendevano investire in questo settore.

Visita: www.accademiadeltartufonelmondo.it

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