Record di cibo italiano nel mondo Giro d’affari da 42 miliardi di euro

Storico record per le esportazioni del cibo Made in Italy nel mondo. Secondo le stime di Coldiretti, nel 2018 l’Italia ha venduto all’estero prodotti del settore agroalimentare per un valore di 42 miliardi di euro

07 gennaio 2019 | 10:40
Di Italia e soprattutto di cibo italiano e di Dieta mediterranea c’è dunque tanta voglia all’estero. E a provarlo sono i numeri delle esportazioni, in rialzo rispetto al 2017. Per la prima volta, il valore complessivo ha sfondato la quota dei 42 miliardi di euro, facendo registrare un incremento del 3% rispetto ai 12 mesi precedenti. Numeri che la Coldiretti ha rielaborato sulla base delle proiezioni dell’Istat per il 2018 e che evidenziano in maniera chiara il buon andamento del settore agroalimentare, che cresce in maniera decisamente superiore rispetto alla media dell’economia italiana.



«Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari - precisa la Coldiretti in una nota - interessano i Paesi dell'Unione europea, dove il principale partner è la Germania mentre fuori dai confini comunitari sono gli Stati Uniti il mercato di riferimento dell'italian food. A spingere la crescita -prosegue l’Associazione - sono i prodotti base della dieta mediterranea a partire dal vino, ma la vera star è la categoria degli spumanti, che balzano del 13% e raggiungono un valore delle vendite all'estero superiore a 1,5 miliardi durante l'anno».



Per Coldiretti, è questo il risultato di primati qualitativi e di sicurezza conquistati dell'agroalimentare nazionale, che ha chiuso il 2018 con un bilancio di 5056 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni, 294 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership europea nel biologico con oltre 60mila aziende agricole bio, 40mila aziende agricole impegnate nel custodire semi o piante a rischio di estinzione, la più vasta rete mondiale di mercati degli agricoltori sotto l'unica insegna con Campagna Amica e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il maggior numero di prodotti agroalimentari con residui chimici regolari (99,4%).

«Sul successo del Made in Italy agroalimentare all'estero - continua la Coldiretti - peseranno in futuro anche i cambiamenti in atto nella politica internazionale che potrebbero tradursi in misure neo-protezionistiche che riguardano i principali mercati di sbocco. Sul rapporto con la Gran Bretagna c'è l'incognita della Brexit ma a rischio sono anche le altalenanti relazioni commerciali con gli Stati Uniti, mentre il settore continua a subire gli effetti negativi dell'embargo in Russia con il divieto all'ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia».

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Alberto Lupini


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