Rifugio Tita Secchi, meta gourmet Il trekking sposa l’enogastronomia

10 agosto 2017 | 17:45
di Renato Andreolassi
Come si vive e come si mangia nei rifugi di alta quota fra le provincie di Brescia e Bergamo? Abbiamo effettuato un piccolo “tour” iniziando dal Rifugio Tita Secchi, al crocevia fra la Valcamonica e le altre due valli bresciane, Sabbia e Trompia. Da Bagolino si sale verso il passo Crocedomini. Si parcheggia l’auto nei pressi della Malga Cadino - qui si produce un ottimo Silter, a prezzi non proprio economici - e ci si inerpica sul comodo e bel sentiero realizzato con tanta fatica e sudore da Giacomo Baccanelli. Una sorta di “superstrada” dei camminatori che si snoda fra le montagne ai piedi del Blumone e della Corna Bianca e che in un’ora e mezza - per chi ha buone gambe - porta prima al Passo e poi al lago della Vacca a quota 2.359 metri e infine al Rifugio Tita Secchi a 2.367 metri d’altezza.



La famiglia Baccanelli: Giacomo, con moglie e figlia più due giovani aiutanti - ma sono anche alla disperata ricerca di personale - gestisce la struttura con una ventina di posti letto. Prezzi equi - fra i 15 e i 30 euro - per mangiare a scelta tre fra 4 primi: trippa (particolarmente apprezzata), minestrone, manfrigole (sono crespelle di erbe) e le classiche pastasciutte. Secondi, sempre a scelta: cervo in salmì (ottimo quello gustato da noi), stracotto con polenta e immancabile il classico tagliere di affettati e formaggi della valle. Dessert non male, con soddisfazione per la crostata di albicocche e pannacotta con frutti di bosco. Tanta acqua e poco vino dovendo - noi - tornare lo stesso giorno a valle.



Servizio attento e veloce, pulizia e semplicità gli ingredienti di questo rifugio che rappresenta la tappa d’obbligo per chi fa trekking sul sentiero numero 1 dell’Adamello. Ma qui vi è in particolare la dimostrazione di come un gruppo di persone - da giugno a ottobre - vive in simbiosi con la montagna, la tutela, la cura e la difende dai troppi maleducati che abbandonano rifiuti di ogni genere. Salire in quota è sinonimo di fatica, soddisfazione per aver raggiunto la vetta, ma anche rispetto per la natura.

Per informazioni: www.rifugiotitasecchi.it

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Alberto Lupini


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