Alla ristorazione va dato il giusto peso Anche a Venezia

Prezzi troppo alti nei ristoranti? Perché in troppi hanno ancora l'idea di una Venezia tra fast food e turismo di massa, una città che invece sta rilanciando una cucina di alta qualità a cui si dovrebbe dare maggior peso

13 novembre 2017 | 18:44
di Alberto Lupini
Che magiare (bene) a Venezia non sia sempre facile, è scontato. Dopo troppi anni di lassismo che hanno portato kebab, paninoteche e pizzerie al trancio ad occupare quasi ogni calle, il numero dei ristoranti di qualità si è rarefatto. Non è però accettabile che piazza San Marco e zone limitrofe si possano considerare come una sorta di Disneyland in cui tutti si aspettano di mangiare come in un fast food a prezzi popolari.



La riflessione viene spontanea considerando la spiacevole vicenda della famiglia cinese che ha contestato un conto a loro dire “salato” per più portate di pesce di qualità. Francamente non ci interessa tanto di capire se il costo fosse equo o meno (se tutto era indicato nel menu, cosa si può contestare?), ma come si possa essere arrivati a una denuncia con tanto di Sindaco che risponde dando dei “pezzenti” a dei turisti stranieri. Categoria, lo ricordiamo, senza la quale Venezia forse starebbe un po’ peggio di come è oggi...

Problemi di incomprensione della lingua? Può essere, ma il prezzo in euro non si può non comprendere. E comunque capita a tutti di essere in giro per il mondo e non capire cosa ci potrebbe essere in un piatto, ma quanto costa è quasi sempre chiaro. In questo ha ragione Aldo Cursano (Fipe) quando ricorda che è dovere, e interesse, di ogni ristoratore informare correttamente anche del costo di una portata. Cosa che in verità però non sempre succede, anche a Venezia...

Nel caso della Serenissima c’è però da considerare che da anni si è creata l’immagine (immeritata) di una delle città dove si mangia peggio e a caro prezzo. Situazione compensata peraltro da location e viste uniche al mondo... Ma se siamo arrivati a questo non è che nessuno abbia delle responsabilità. Siamo in presenza di uno dei centri storici più devastati dall’assalto di un turismo spesso a bassa spesa a cui interessa poco di mangiare bene. Una situazione che istituzioni e associazioni di categoria hanno tollerato, lasciando diffondere l’idea che, come detto, a Venezia non ci si vada per mangiare bene. Eppure la realtà di una ristorazione di qualità è invece proprio quella che sta ridando un po’ di smalto alla città. Sono ormai numerosi i ristoranti stellati o con cuochi famosi e il problema vero è che a questa nuova dimensione della Serenissima non si dà il giusto valore.

Questo è il limite di Venezia e di molte altre città. Pur essendo il cibo una delle motivazioni maggiori per i flussi turistici, pensiamo che bastino un po’ di format televisivi per tenere alta la bandiera. In verità c’è ancora molto da fare per spiegare agli italiani e al mondo che un conto è un fast food ed un altro un ristorante che fa cucina di qualità. La verità è che, per citare ancora Aldo Cursano, «a Venezia c’è una responsabilità maggiore perché lì si parla al mondo ed episodi come quello in questione non fanno bene all’immagine del nostro Paese». E non si può non essere d’accordo con lui anche nel giudicare «un po’ troppo sanguigna» la risposta del sindaco Brugnaro.

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