A un anno dall'inizio dell'embargo russo 240 milioni di euro persi per l'Italia

06 agosto 2015 | 16:43
L’embargo sui prodotti alimentari da parte della Russia è costato all’Italia circa 240 milioni di euro in un anno solo di mancato export nei prodotti agroalimentari made in Italy direttamente colpiti, ma le perdite sono nettamente maggiori se si considerano gli effetti indiretti che riguardano altri prodotti ed altri settori. È quanto emerge da uno studio della Coldiretti sugli effetti per il made in Italy nell’anniversario dell’embargo deciso dal leader russo Vladimir Putin il 6 agosto 2014 contro le sanzioni dell’Unione Europea che peraltro ha varato sostegni alle imprese colpite inadeguati per tempi, importi e strumenti.



L'embargo è già stato prorogato fino al cinque agosto del prossimo anno e riguarda il blocco ad una lista nera di prodotti come carne di manzo, carne suina e avicola, frutta e verdura, latte e formaggi dai paesi dell'Ue, dagli Usa, ma anche da Australia, Canada e Norvegia. I prodotti italiani più colpiti sono stati la frutta fresca, i lattiero caseari ed i formaggi e la carne trai derivati del latte a soffrire sono state molte specialità alimentari come il Parmigiano reggiano e il Grana Padano che contano in media perdite dirette per le mancate esportazioni di 15 milioni di euro nell’arco dell’anno. L’impossibilità di esportare sul mercato russo ha peraltro provocato per molti prodotti alimentari una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori. È il caso del latte che viene oggi pagato agli allevatori italiani il 20% in meno rispetto allo scorso anno e dell’ortofrutta sulla quale si sono innescate pericolose speculazioni.

Il danno maggiore che rischia di durare negli anni è determinato però dal fatto che lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti made in Italy taroccati, dai salumi ai formaggi con la produzione casearia russa di formaggio che nei primi quattro mesi del 2015 ha registrato infatti un sorprendente aumento del 30% e riguarda anche imitazioni di mozzarella, robiola o parmesan. Ma i falsi scovati dalla Coldiretti arrivano anche da molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina o il Brasile.

Ai danni dovuti al blocco di alcuni prodotti si aggiungono però anche quelli relativi ad altri prodotti non colpiti dall’embargo, anche fuori dal settore alimentare che hanno risentito comunque delle tensioni politiche con un calo delle esportazioni complessive di prodotti made in Italy di circa il 30% nel primo quadrimestre del 2015.

Di fronte al prolungamento dell’embargo russo, l’Unione Europea ha prorogato fino al 30 giugno 2016 le misure di sostegno eccezionali e transitorie per il settore ortofrutticolo, già adottate con il regolamento UE n. 1031/2014. L'applicazione del Regolamento è contestuale alla pubblicazione, in quanto la Commissione ha escluso ogni effetto retroattivo. L’obiettivo, dichiarato dall’esecutivo Ue, è quello di ridare equilibrio al mercato ortofrutticolo, destabilizzato dall’embargo russo. Ma lo strumento, uguale a quello attivato nel 2014, non sembra adeguato alla soluzione del problema (per importi, misure e quantitativi), con tempistiche assolutamente disastrose, soprattutto per pesche e nettarine, visto che dall’annuncio delle misure alla loro attivazione sarà passato quasi un mese. Ben difficile, quindi ridare equilibrio alla stagione delle pesche e delle nettarine che è già in fase molto avanzata.

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Alberto Lupini


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