La Seria A va in montagna: quanto valgono per il turismo i ritiri estivi?

Nelle settimane che precedono l'inizio del campionato, quasi tutte le squadre lasciano le afose città per trasferirsi in alta quota. Regioni e Comuni investono migliaia di euro per ospitare i club, che portano con sé tifosi, giornalisti e quindi denaro

01 agosto 2022 | 05:00
di Gianluca Pirovano

I soldi, si sa, non conoscono stagione, specie per un mondo, quello del calcio, in cui il business ha ormai da tempo superato il mero aspetto sportivo. Così, anche in una stagione calcisticamente "morta" come l'estate, con i campionati fermi e gli stadi deserti, le società hanno trovato il modo di guadagnare. 

Come? Con il business dei ritiri estivi. I club infatti, nelle settimane che precedono la partenza ufficiale della stagione, lasciano gli afosi centri d'allenamento cittadini per trasferirsi in alta quota. Una tendenza che non è stata scalfita nemmeno dall'arrivo delle tournee intercontinentali, che rappresentano un'altra importante fonte di introiti e di marketing, ma che non intralciano i ritiri montani. 

Serie A, da ritiri a villaggi vacanza 

Le società di Serie A, questa è cosa nota, non sono più soltanto votate all'aspetto sportivo, ma sono aziende a tutto tondo. È in quest'ottica che va letto il cambiamento subito dai ritiri estivi negli anni. In passato infatti il ritiro era, appunto, un ritiro, lontano dal caos, alla ricerca di fresco e concentrazione per iniziare al meglio la stagione. Ora invece sono dei villaggi vacanze, dove l'aspetto sportivo viene affiancato dal marketing. Oltre agli allenamenti e alle partite vengono infatti allestiti degli spazi in cui vendere il merchandising e viene spesso stilato un calendario di eventi a tema per attirare tifosi e curiosi

Gli investimenti di Regioni e Comuni 

Questa mutazione non ha lasciato indifferenti Regioni e Comuni, che ogni anno investono migliaia di euro per portare sul territorio i club più blasonati. Come sempre in questi casi, non è facile trovare cifre chiare, ma qualche numero può essere utile a rendere l'idea. Per intenderci, Brunico in passato per ospitare l'Inter (prima squadra e giovanili) investiva circa un milione di euro, coperti da sponsor, biglietti e contributi pubblici. Sempre guardando al passato, la Juventus riceveva da Chatillon, in Valle d'Aosta, poco più di due milioni di euro per allenarsi in paese

In generale, Comuni, Regioni ed enti pubblici in generale si accordano con il singolo club di anno in anno

Ma gli introiti? 

Detto degli investimenti, quanto ritorna a Regioni e Comuni grazie alla Serie A? C'è sicuramente un aspetto che difficilmente può essere quantificato ed è quello del ritorno d'immagine. Un calciatore che dopo l'allenamento si riposa nelle acque gelide di qualche torrente di montagna e posta la foto sui suoi social ha sicuramente un valore dal punto di vista turistico, così come lo ha una gallery sul sito ufficiale di un club, con le foto delle squadra che corre in mezzo a qualche bosco. 

Se si guardano ai numeri, il caso più recente e a suo modo simbolico è quello del Napoli. Il club campano si sposterà dal ritiro di Dimaro, in Val di Sole, a Castel di Sangro, in Abruzzo. Ecco, nel Comune della provincia dell'Aquila, gli alberghi e le strutture ricettive del territorio sono già completamente esaurite. Non si trova nemmeno un letto tra Roccaraso e Pescasseroli. «Anche i giornalisti delle varie testate al seguito della squadra non hanno trovato posto perché tutto esaurito - sottolinea il sindaco Angelo Caruso - tanto che hanno dovuto prenotare a Isernia». Sempre il Napoli, in passato, aveva fatto registrare a Dimaro 38mila presenze in alberghi e case vacanza

 

 

Discorso simile per l'Inter, che a Brunico aveva fatto registrare circa 30mila presenze e un indotto stimato intorno ai 10 milioni di euro per l'intero territorio. A contribuire alla cifra non ci sono soltanto i pernottamenti, ma anche il turismo "mordi e fuggi", con i tifosi che in giornata raggiungono il luogo del ritiro, seguono l'allenamento o l'amichevole, e poi tornano a casa, pagando il biglietto (spesso gli incassi vanno agli enti pubblici ospitanti) e consumando nei ristoranti e nei bar del territorio. 

Sempre per comprendere meglio il fenomeno, la Juventus tra il 2005 e il 2011, durante il ritiro in Val Rendena, faceva registrare un aumento del 35% delle presenze

Non solo le "grandi" 

Il sistema dei ritiri non si ferma però soltanto alle squadre di Serie A. A cascata coinvolge anche le categorie inferiori e i settori giovanili, proseguendo a pieno regime anche durante il mese di agosto. Anche squadre con meno appeal possono infatti muovere numeri importanti, soprattutto in occasione delle partite amichevoli durante i fine settimana. 

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Alberto Lupini


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