«Siamo stanchi». Lettera aperta del Maitre Matteo Zappile a Meloni e Santanchè

Il general manager del bistellato "Il Pagliaccio" di Roma ha scritto una lettera personale al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al ministro del Turismo, Daniela Santanchè, dove chiede attenzione al mondo dell'horeca e in particolare verso le nuove generazioni, vista la grande mancanza di personale per la stagione estiva

23 giugno 2023 | 16:45

La lettera è firmata semplicemente "un cameriere italiano" e proprio questo dà un grandissimo valore alla presa di posizione di uno dei più autorevoli e conosciuti professionisti della ristorazione italiana. Dichiarando tutto il suo amore per un lavoro che ha scelto perchè lo voleva, e non certo per ripiego, e forte di una professionalità indiscussa, Matteo Zappile, generale manager del ristorante Il Pagliaccio (2 stelle) di Roma ha preso carta carta e penna (ci si scusi per una termine magari desueto) e con stile ed efficacia si è rivolti direttamente alla presidente del consiglio, Giorgia Meloni, e alla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, per richiamarne l'attenzione sui problemi del mondo dell'Horeca. Senza inutili giri di parole, Zappile, rivendicando il valore di chi sta in sala o in cucina, mette in fila i punti critici del comparto, da una formazione inadeguata a ritmi ed organizzazioni del lavoro che vanno modificati nell'interesse di tutti. È quindi tempo di reagire e il primo passo tocca alla politica, anche perchè, conclude Zappile, non ci sarebbe un sindacato che difende cuochi e camerieri.

Si tratta di una presa di posizione che Italia a Tavola condivide e quindi di seguito riproponiamo integralmente la lettera al Governo.

La  lettera di Matteo Zappile a Giorgia Meloni e Daniela Santanchè

«Ill.ma presidente Meloni, Ill.ma ministro del Turismo Onorevole Santanchè,
mi chiamo Matteo e sono un cameriere fortunato, che ha scelto di fare il cameriere, ho studiato per diventarlo e ancora studio per esserlo. Ho accettato e fatto sacrifici dall’età di 13 anni, oggi ne ho 39 e orgogliosamente faccio il cameriere e sono docente e collaboratore per diverse scuole di settore in Italia. Lavoro in una piccola eccellenza della Capitale, dove cinque giorni su sette emozioniamo i nostri clienti che arrivano da ogni parte del mondo. E credetemi se vi dico che so bene di cosa sto parlando… per questo posso affermare che: siamo stanchi.



Siamo stanchi di questo lavoro fatto così...
Siamo stanchi di come veniamo trattati dallo Stato.
Siamo stanchi della considerazione che avete del comparto e del settore.
Siamo stanchi della pressione fiscale per per il settore Horeca.
Siamo stanchi dei programmi didattici delle scuole alberghiere fermi agli anni 70.
Siamo stanchi che i datori di lavoro devono aver paura di assumere una donna che poi si mette in maternità lasciando in difficoltà l'azienda.
Siamo stanchi della mancanza di fondi per la formazione.
Siamo stanchi della considerazione 0 che avete per chi fa muovere miliardi di euro di fatturato per questo nostro Belpaese.

Il covid ha aperto gli occhi a cuochi e camerieri

Il Covid ha fatto riscoprire la vita ai camerieri e ai cuochi. Il comparto soffre di migliaia di posti vacanti e le nuove generazioni chiedono il tempo per vivere e non per andare oltre le 8 ore da contratto. Non sappiamo davvero cosa offrire di più ai giovani, più soldi, più formazione, ma la richiesta è sempre la stessa: più tempo Maitre! Vogliamo più tempo! Il comparto, cari tutti è allo stremo, i ragazzi giovani abbandonano sempre di più l’idea di lavorare il weekend e la sera e di “sacrificare gli affetti” e la vita privata per aziende costrette a quasi raddoppiare i turni pur di arrivare a fare un po' di utile. Se solo imparassimo dai cugini francesi, o ancora meglio dai Paesi scandinavi di come si tratta lo staff di questo comparto, oggi avremmo di sicuro personale sorridente e fiero di lavorare per far felice clienti da ogni parte del mondo. Il lavoro c’è ma non a queste condizioni!

Manca un sindacato che difenda cuochi e camerieri

Non abbiamo un sindacato che ci appoggia e che ci difende, che è in grado di sedersi ad un tavolo con voi e di pretendere maggiori diritti, una retribuzione adeguata all’impegno e ai sacrifici ma pensate solo se tutto il comparto scioperasse, se i nostri bei turisti, politici e professionisti si recassero in hotel, in trattoria, al bar o al ristorante e trovassero un bel cartello: chiuso per tempo da dedicare alla mia famiglia. Allora sì che capireste cosa significa aver sacrificato l’infanzia, i weekend, il Natale, il Capodanno, la Pasqua e tutte le feste per una vita… e che è tempo di cambiare. Sì lo so, mille parole al vento tra ministeri e caselle fantasma, ma sono troppo innamorato del mio lavoro per non provarle tutte, per non prendermi 10 minuti dal mio servizio e scrivere a tutti voi, nulla cambierà, nulla succederà e alla fine io come il resto dei miei illustri colleghi saremo costretti ad andare all’estero per avere una vita dignitosa facendo il nostro lavoro.

Grazie per l’attenzione e grazie di provare in qualche modo a fare qualcosa!
Matteo, un cameriere italiano

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Alberto Lupini


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