Il souvenir... che si mangia Cibo e vino, motori del turismo

27 settembre 2016 | 11:54
di Rocco Pozzulo
Le vacanze estive oramai sono solo un lontano ricordo e al rientro nei pacchettini regalo non più posacenere, vasetti di terracotta o il solito soprammobile con il nome della località turistica: le mode e gli usi cambiano. Il souvenir del Belpaese per i turisti in villeggiatura nelle nostre località, stranieri e non, sono le nostre eccellenze tutte da assaporare: cibo e vini da portare a casa con il loro forte “sapore” vocativo. Sono questi i souvenir preferiti del nuovo turismo.



Le vacanze finiscono e ci tocca smettere di mangiare limoni succosi con Capri negli occhi, o di assaporare quel Puzzone di Moena circondati dalla visione di valli incantevoli, o quella sciccheria di “granita e brioche” nel centro di una torrida piazza siciliana. È come quando ci si innamora, vogliamo e desideriamo soltanto ripetere l’esperienza! Allora che fare? Gli appassionati e gli amanti malati di gastro-fanatismo si portano a casa, a giusta ragione, il “souvenir”, gioiello della gastronomia locale.

Il colpo di fulmine, specie per noi italiani che la sappiamo lunga in fatto di cose buone, è sempre lì in agguato e può scattare ovunque e in ogni momento, soprattutto quando si è in vacanza o in gita in qualche località rinomata e si è ben disposti ad apprezzare altri gusti e altri sapori. Oltre che un fatto di costume, è segno di una società che cambia nelle sue abitudini. Il risultato che ne emerge? Abbiamo una “grande ricchezza”, specie da un punto di vista economico e cultural-gastronomico, e va meritatamente e adeguatamente sostenuta da tutti.

Recentemente alti rappresentanti del nostro mondo politico hanno ribadito che la nostra Italia potrebbe sostenersi economicamente solo di turismo e di tutti gli “indotti” dell’enogastronomia, purché sapientemente gestita. Il nostro Ente condivide appieno queste affermazioni: abbiamo luoghi di ineguagliabile bellezza, fonti di storia millenaria e di grande cultura, prodotti e una cucina unica che il mondo ci invidia, una scuola e una tradizione dell’accoglienza a dir poco “solare”, tutti elementi che uniti e coordinati all’unisono possono garantire ai nostri bilanci finanziari grandi opportunità e risultati.

La nuova Federazione italiana cuochi è in prima linea in tutto ciò, condividendo percorsi e stipulando accordi di collaborazione con tutti quei soggetti ed enti pubblici a supporto e a sostegno di tutti i comparti coinvolti. Subito si è fatta paladina, anche a fronte della salvaguardia dei posti di lavoro, recependo i segnali di un difficile ed ostico mercato, attivandosi e appoggiando tutte quelle iniziative a sostegno delle nostre produzioni e di un turismo che spesso cambia volto ed è sempre più selettivo.

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Alberto Lupini


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