Stop ai nomi truffa, l'Europa sta dalla parte delle Doc. Festeggia il Prosecco

La Corte di giustizia dell'Unione Europea ha espresso una sentenza a favore dello Champagne francese il cui nome non può essere utilizzato per promuovere servizi di ristorazione. Stop anche alle storpiature fonetiche

09 settembre 2021 | 17:23

Dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea arriva una sentenza storica a favore delle eccellenze agroalimentari: stop ai nomi truffa che evocano in modo strumentale e ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall'Ue; dallo champagne al prosecco. D'ora in poi, quindi, verrà impedito l'utilizzo di termini storpiati o grafiche ritoccate ad arte per richiamare tipicità protette dalle norme comunitarie.

 

Ettore Prandini (Coldiretti): «Così si protegge un comparto da 16,9 miliardi di euro»

La sentenza ha fatto esultare tutto il comparto agroalimentare italiani; Coldiretti in testa. «Il nostro Paese è leader europeo nelle denominazioni di origine con 316 Dop, Igp e Stg che sviluppano un valore della produzione di 16,9 miliardi di euro e un export da 9,5 miliardi di euro con il contributo di oltre 180.000 operatori. Un patrimonio sotto attacco del falso Made in Italy che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale», ha commentato il presidente Ettore Prandini.

 

Tutto è partito da un bicchiere di Champagne

A spingere verso la sentenza europea, il ricorso del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (Civc), organismo per la tutela degli interessi dei produttori di champagne, contro una catena di bar spagnoli che usa il nome “Champanillo” (che in lingua spagnola significa «piccolo champagne») per promuovere i locali, con un supporto grafico raffigurante due coppe riempite di una bevanda spumante. Una diatriba finita prima nelle mani della magistratura iberica e poi direttamente in Lussemburgo, dove ha sede la Corte di giustizia europea chiamata a chiarire se, secondo il diritto comunitario, fosse possibile utilizzare un termine nel commercio per designare dei servizi piuttosto che dei prodotti. Risposta? No! «Il regolamento comunitario - ha sottolineato la Coldiretti - protegge le Doc da condotte relative sia a prodotti che a servizi, e il criterio determinante per accertare la presenza di una evocazione illegittima è quello di accertare se il consumatore, in presenza di una denominazione controversa come per lo Champanillo, sia indotto ad avere direttamente in mente, come immagine di riferimento, proprio la merce protetta dalla Dop». Nel caso di specie, lo champagne.

 

 

Stop anche alle imitazioni e storpiature fonetiche, come il Prosek croato

Ma la Corte non si è fermata qui. Anzi, ha ribadito che non è necessario che il prodotto protetto dalla denominazione e il prodotto o servizio contestati siano identici o simili. Basta anche solo l'esistenza di un nesso fonetico o visivo fra il falso e l'autentico per far scattare il divieto di evocazione. Da qui derivano tutta una serie di conseguenze. La più importante riguarda una delle più amate bollicine italiane: il Prosecco. Insomma, stop a nomi del tipo Meer-secco, Kressecco, Semisecco, Consecco, Whitesecco, Crisecco e via discorrendo. Compreso il Prosek croato. Quest'ultimo, dopo aver fallito il riconoscimento nel 2013, ci ha riprovato a fine giugno presentando alla Commissione europea le carte per dare avvio alla registrazione del vino bianco frizzante locale con un nome che richiama smaccatamente quello della Doc veneta. Un processo destinato al fallimento; anche dal punto di vista giuridico.



 


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Alberto Lupini


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