Take away, un’opportunità di crescita anche per la ristorazione di qualità

05 agosto 2016 | 09:29
di Vincenzo D’Antonio
Centralità dell'esperienza al ristorante con il suo armonico ancorché scontato corollario rituale: si giunge in sala, ci si accomoda al tavolo, si effettua comanda, e via a seguire, fino all'epilogo del conto. Viene da chiedersi: “e cosa di diverso, sennò?”. Appannaggio delle pizzerie, con “la fila del sabato sera” e appannaggio delle rosticcerie, l'asporto, il cosiddetto take away, può diventare, e come nei fatti sta diventando, pertinenza anche della ristorazione di qualità.



Si è già più volte detto che grazie alla tecnologia abilitante, portare a conoscenza della clientela il cosiddetto menu del giorno, non solo non costituisce problema, bensì costituisce, a saperla sapientemente cogliere, una ghiotta opportunità di business incrementale. Piccolo, facile e naturale passo successivo è approntare un subset di proposte che vanno a costituire i piatti che è possibile ordinare, prelevare ad orario certo e concordato e degustare, mille i motivi, a casa piuttosto che al ristorante.

Nella gran parte dei casi, soprattutto nel middle week, la motivazione sarà costituita dalla volontà/necessità di risparmiare tempo. In molti altri casi, probabilmente più frequenti e numerosi di quanti lo stesso ristoratore sia portato a credere, questo take away soddisfa la voglia di una convivialità domestica che non abbia come presupposto l'incombenza del cucinare a casa.

Quindi, non solo un modo per raggiungere una clientela altrimenti ancora sconosciuta ma anche, se non addirittura soprattutto, una modalità emergente per servire la propria clientela che, eclettica nei suoi comportamenti, vuole poter diversificare i luoghi della cena senza che ciò comporti la dicotomia: cibo mio a casa mia, cibo della cucina del ristorante al ristorante.

Un ristorante che voglia cogliere questa tendenza avrà modo di saper organizzare al meglio, essa ottimizzando per tempi e prestazioni, la brigata di cucina, la propria dispensa, le relazioni veloci con alcuni fornitori. Si tratta di saper provvedere ad un package tanto funzionale per quanto a norma ed ecologico, quanto esteticamente pregevole e con insito il valore aggiunto del “racconto” della pietanza.

Vi può essere, laddove il tessuto socioeconomico del territorio ciò consente e contempla, un servizio di delivery di una terza parte, i cosiddetti “taxi delle cose”. E si potrebbe arrivare, perché no, ad una non unicità di fornitore per una cena con amici. Il primo proviene da quel ristorante, il secondo proviene da quell'altro ristorante e il dolce… questa volta è home made!

Il pricing? Bella domanda! Tal quale il prezzo in carta al netto delle componenti, ahinoi ancora esistenti, di “coperto”? E la loyalty card in funzione, ovviamente. Ancora una volta si individua un servizio ulteriore da erogare alla clientela ed ancora una volta, è ineludibile oramai, questo servizio assume sua conveniente percorribilità e quindi sua attuazione costante, se e solo se esso poggia su consapevole confidenza con il versante digitale della nostra società.

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Alberto Lupini


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