TripAdvisor, Fipe precisa: «Subentriamo in seconda battuta»

Sull'accordo Fipe-TripAdvisor per la gestione delle rimostranze dei ristoratori in fatto di false recensioni, la Federazione italiana pubblici esercizi chiarisce la strada più corretta per procedere . Fipe infatti non si sostituisce al Gufo ma supporta il ristoratore quando questo non risulta soddisfatto

18 luglio 2018 | 11:42
Sono state molte le richieste, nei giorni passati, giunte a Italia a Tavola dai ristoratori, per meglio comprendere il funzionamento di questo nuovo sistema. Fipe, dal canto suo, ha voluto precisare in maniera chiara il proprio ruolo di "intermediario".



Alla luce del recente accordo stipulato tra il Gufo e l'associazione, infatti, oltre a indubbi vantaggi come la suddivisione per categoria dei ristoranti sul portale, è stato ampliato il percorso attraverso il quale il ristoratore, colpito ingiustamente (e quindi danneggiato) da false recensioni, può far valere i propri diritti al fine di salvaguardare la propria immagine da commenti ingiuriosi che altro non fanno se non penalizzarlo.

Il procedimento
Come precisato dall'associazione stessa a Italia a Tavola, Fipe non si sostituisce a TripAdvisor, che continua invece ad essere il primo interlocutore del ristoratore in caso di rimostranze su recensioni che lo riguardano. Infatti, nel momento in cui il ristoratore riscontrasse sul suo profilo Trip commenti dannosi per la sua immagine, non deve far altro che comunicare direttamente con il portale statunitense utilizzando il proprio account.

Può farlo utilizzando l'apposito modulo creato da TripAdvisor sul proprio portale. Tuttavia, siccome di TripAdvisor - visti i frequenti comportamenti passati che tutto hanno dimostrato fuorché affidabilità - c'è poco da fidarsi, il consiglio è che il ristoratore esponga le proprie rimostranze in duplice maniera: attraverso il suddeddo modulo in primis e tramite la Pec (posta elettronica certificata) tripadvisoritalysrl@legalmail.it.

Questo consiglio assume ancora più valore in relazione alla recente sentenza della Cassazione, la quale ha sancito la responsabilità penale del gestore di un sito internet che mantiene online i contenuti offensivi di un articolo, omettendo di rimuoverlo una volta venuto a conoscenza del carattere denigratorio pubblicato.

Il sistema Fipe subentra quindi in seconda battuta, ovvero quando il ristoratore associato non ottiene una risposta alla sua richiesta o non considera adeguata la risposta ricevuta. Ecco allora che il suddetto ristoratore dovrà rivolgersi all'Ascom territoriale di riferimento, la quale, utilizzando una corsia preferenziale, invierà la sua richiesta ad un team dedicato ai controlli di livello "superiore" chiedendo una sorta di riesame.

Come ha puntualizzato la stessa associazione, «fare chiarezza su questo passaggio è essenziale, altrimenti si corre il rischio di far arrivare ai nostri uffici segnalazioni che non siano state preventivamente trasmesse a TripAdvisor e che per questo sarebbero inutilizzabili. Dunque Fipe non si sostituisce a TripAdvisor ma più correttamente fa un lavoro di supporto quando il ristoratore associato non si ritenga appagato dalla risposta ricevuta».

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Alberto Lupini


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