Troppo caldo, niente pioggia e le colture bruciano. L'agricoltura lancia l'allarme

Secondo Coldiretti, l'ondata di caldo anomalo impatta sulle produzioni agroalimentari con tagli alle produzioni dal 5 al 50%. La causa? Il cambiamento climatico che ha già prodotto danni per oltre un miliardo di euro

09 agosto 2021 | 11:52

Caldo torrido, mancanza di precipitazioni e frutta e verdura che bruciano nei campi. Questa la situazione nella settimana più calda dell'anno che impatta sul lavoro e sui raccolti di un intero anno. A lanciare l'allarme è stata la Coldiretti che ha segnalato problemi per meloni, angurie, peperoni e pomodori "ustionati" dai raggi del sole che stanno scottando anche agrumi, clementine precoci e bergamotto. «L’insopportabile ondata di calore - ha sottolineato la Coldiretti - sta distruggendo i raccolti nelle campagne provocando anche una rilevante caduta delle olive dagli alberi oltre a stress per gli animali nelle stalle con il crollo della produzione di latte. Dove è possibile in alcune aree del Paese gli agricoltori sono ricorsi alle irrigazioni supplementari per salvare le coltivazioni più in sofferenza mentre nelle situazioni più gravi come in Calabria si chiede alla Regione di iniziare a verificare se ricorrono le condizioni per la dichiarazione della calamità».

 

Nel 2021 già oltre un miliardo di euro di danni

Gli effetti dell'ondata di caldo si sommano ai danni già provocati all'agricoltura italiana da eventi esterni come gelate, grandinate e roghi occorsi nel 2021 per un totale di oltre un miliardo di euro. Il motivo di tutto ciò, secondo Coldiretti, è da ricercarsi nelle «conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal maltempo al caldo africano».

Tutto ciò si è ripercosso sulle produzioni nazionali che hanno subito tagli dal 5 al 10% per le previsioni di vendemmia, al 10% per il grano mentre è praticamente dimezzata la frutta nazionale con cali del 30% per le ciliegie, del 40% per le pesche e nettarine fino al 50% per le albicocche, rispetto a una annata normale.

 

Ettore Prandini: «L'Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo attraverso il Pnrr»

«L’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne e nel presidio dei boschi. In tale ottica servono strumenti di gestione del rischio sempre più avanzati, efficaci e con meno burocrazia ma anche interventi strutturali con  la realizzazione di infrastrutture a partire dai bacini di accumulo a impatto zero proposti dalla Coldiretti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)», ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

 

 

Anche gli scienziati dell'Onu lanciano l'allarme per il global warming

A sostenere l’allarme lanciato da Coldiretti è anche il Gruppo intergovernativo di scienziati del cambiamento climatico (Ipcc) che fa capo all’Onu: nel 2019 le concentrazioni atmosferiche di Co2 erano le più alte degli ultimi due milioni di anni mentre le emissioni di gas serra (metano e biossido di azoto) le più elevate degli ultimi 800mila anni. Negli ultimi 50 anni, secondo gli esperti, la temperatura della Terra è cresciuta a una velocità che non ha eguali negli ultimi duemila anni. «L’ultimo rapporto sul clima deve suonare una campana a morto per il carbone e i combustibili fossili, prima che distruggano il nostro Pianeta», ha commentato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres nel leggere il report Cambiamenti climatici 2021 – Le basi fisico-scientifiche.

Il rapporto parla di un riscaldamento globale che procede molto velocemente e fornisce nuove stime sulle possibilità di superare il livello di global warming di 1,5 gradi centigradi nei prossimi decenni. A meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento a circa 1,5 o addirittura 2 gradi centigradi sarà un obiettivo fuori da ogni portata. Lo studio mostra che le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane sono responsabili di circa 1,1 gradi di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900. Mediamente nei prossimi 20 anni, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5 gradi di riscaldamento.

«L'odierno rapporto è un codice rosso per l'umanità. I campanelli d'allarme sono assordanti e le prove sono inconfutabili: le emissioni di gas serra dovute alla combustione di combustibili fossili e alla deforestazione stanno soffocando il nostro pianeta e mettendo a rischio immediato miliardi di persone», ha concluso Guterres.


 

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Alberto Lupini


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