Troppo plexiglas e poca gente A Milano pausa pranzo nel deserto

Bar e ristoranti si sono fatti trovare pronti all'appuntamento con la riapertura, ma come temevano i commercianti, di clienti se ne sono visti poco. Tante le barriere anche all'aperto

18 maggio 2020 | 16:28
Una Milano così, neppure ad agosto. E sì che era il giorno della riapertura di negozi e locali. Molti, anzi moltissimi, hanno effettivamente riaperto, ma è bastata una mattinata per materializzare le paure espresse nei giorni scorsi dai commercianti. Le foto che pubblichiamo testimoniano la più anomala e deserta delle pause pranzo milanesi degli ultimi decenni (lockdown a parte, s’intende).

Via Dante e i tavolini dei suoi locali vuoti in pausa pranzo

Se da un lato bar e ristoranti hanno dimostrato di farsi trovare pronti, nonostante la jungla di decreti e ordinanze (l’ultima delle quali arrivata solo nella tarda serata di ieri), dall’altro a mancare erano proprio i clienti, vale a dire la benzina necessaria per far ripartire la macchina. Forse non ci si sarebbe potuto aspettare niente di diverso, almeno dalla prima giornata di ripresa.

Divisori in plexiglas in piazza Duomo

Tanti uffici del centro sono ancora mezzi vuoti (le immagini si riferiscono ai locali della centralissima via Dante e di piazza Duomo), lo smart working, unica forma di lavoro possibile per settimane, e oggi ancora caldamente consigliato e apprezzato, incide probabilmente in maniera determinante sulla mancanza di gente per la strada.

Altro locale deserto in via Dante all'ora di pranzo

E ancora: il proliferare di protezioni di plexiglas anche all’aperto tra un tavolino e l’altro, se da una parte testimoniano l’attenzione dei proprietari dei locali rispetto alla prevenzione del contagio, dall’altra non fanno che snaturare un contesto che della convivialità e della rilassatezza ha i suoi punti di forza, a prescindere a volte da quel che c’è nel piatto. E poi ancora la paura: in tanti, prima di tornare a mangiare fuori, hanno già fatto sapere che faranno passare del tempo, non fosse altro che per evitare al massimo occasioni di contagio (e qui il ruolo dei ristoratori nel far passare il messaggio che i loro locali sono sicuri, è fondamentale).

Servirà del tempo per riempire di nuovo i bar del centro

Infine i turisti, che non ci sono più: dall’anno dell’Expo (era il 2015) Milano ha conosciuto un rapido e continuo sviluppo di questo settore, con visitatori da ogni parte del mondo brulicanti per il centro tutti i giorni dell’anno. Via anche loro, è inevitabile che una città già svuotata di residenti e lavori, resti sempre più da sola e faccia più fatica a riapartire.

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Alberto Lupini


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