Alba e Sant'Angelo in Vado: in comune, oltre il tartufo, Beata Margherita di Savoia e Santa Margherita della Metola

Il tartufo, oltre ad essere amato e ricercato, nasconde storie affascinanti che risalgono ai miti e alle leggende, alla mitologia romana sino alla religione cristiana

14 giugno 2021 | 09:29
di Davide Tonti
Scavate in un punto qualsiasi della terra e troverete un tesoro: solo che bisogna scavare con la fede di un contadino.
Kahlil Gibran.

Le nostre terre italiane, ricche di storie e di tradizioni antiche che caratterizzano misteriosi tesori della nostra cultura, offrono sodalizi che vanno oltre il concetto della territorialità o del campanile, per guadagnare quell’orizzonte di valori universali che fanno della pulchritudo il proprio centro vitale, da cui trae senso ogni cosa che esiste. Nei nostri paesi italiani, oltre le sintonie di produzione e di lavoro che contraddistinguono le nostre tradizioni, se ne scorgono altre altrettanto profonde che vanno ben oltre al significato di regionalità o al contesto di territorialità che le caratterizzano. Anche il mito romano, che narra la misteriosa origine del tartufo alla base del quale starebbe Giove che aveva scagliato a terra il fulmine, trae la sua origine dal fatto che i tartufi consumati dai romani si trovavano soprattutto in prossimità delle querce, piante sacre al culto celtico e che di frequente venivano colpite dai fulmini, prerogativa del padre degli dei. Una spiegazione seducente questa che presenta il frutto della terra avvolto da un misterioso fascino, atto a spiegare la preziosità del famoso fungo ipogeo che tanto caratterizza le terre di Alba come quelle di Sant’Angelo in Vado e del Montefeltro.



È interessante vedere come in queste tradizioni comuni celtiche e romane la cultura cristiana abbia costituito dei ponti tali da sottolineare alcune comunanze e sintonie fra queste città, come l’avventura della mistica cristiana espressa da due donne medievali, ambedue terziarie domenicane che  contribuirono alla  promozione delle loro città: Beata Margherita di Savoia  (1390-1464) ad Alba e Santa Margherita della Metola di Mercatello sul Metauro. Il nome Margherita, proprio di entrambe le donne, deriva dal greco Margaritès che significa perla. Il nome, dato per sottolineare la luminosità e la bellezza, soltanto nel Medioevo assunse il significato del fiore di margherita e da allora ha soprattutto un riferimento botanico. La beata Margherita di Savoia venne annoverata fra i santi tutelari di Alba nel 1670, nell'anno della sua beatificazione. Il portato dell’esperienza compiuta da Margherita di Mercatello sul Metauro (1287, 1320), la cieca della Metola.

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