Benessere termale ed eccellenze a tavola nella Toscana del Petriolo Spa & Resort

26 luglio 2016 | 18:19
di Marco Di Giovanni
Toscana. Già il nome evoca posti meravigliosi, le campagne del Chianti, i piccoli borghi sparpagliati nell’entroterra, un litorale rinomato internazionalmente e, ovviamente, grandi vini e grande cucina. Ma capita alle volte, di fermarsi a ciò che ci è noto, senza addentrarci per scoprire di più. Chi ha la fortuna o la curiosità di farlo, non può non soggiornare qualche giorno al Petriolo Spa & Resort, un 5 stelle appartenente al gruppo AtaHotels di Unipool gruppo finanziario, proprio sul confine tra il senese e il grossetano.



Per definirlo mi vien comoda la matematica: tutto+1. E quando parlo di “tutto”, mi riferisco a comfort e servizi: immerso nella magnifica e incontaminata Val di Farmia, sulle sponde dell’omonimo torrente, accoglie gli ospiti in un’esclusiva oasi di benessere. È punto nevralgico per raggiungere ogni intrigante meta toscana, dai piccoli borghi limitrofi come Civitella Marittima e Casal di Pari al mare, che dista solo 60 chilometri, 10 chilometri da Castiglione della Pescaia e circa un’ora e mezza da Firenze.



Una struttura oserei complicata, quasi labirintica, ampliata e ristrutturata più volte, ma, dopo appena un paio di giorni, diviene chiara e affascinante all’ospite, che può scoprirci sempre qualcosa di nuovo. Le camere superano la settantina, e vanno dalla standard alla presidenziale - denominata “Pio II” in onore a papa Piccolomini che, nel ‘400, usava bagnarsi nelle acque sottostanti. Spaziose, moderne, accolgono l’ospite in un’atmosfera tranquilla e lussuosa. Sette le sale congressuali modulabili, una sala bambini con servizio baby sitting disponibile su richiesta, una sala fumoir dove concedersi una pausa mondana dalla salubrità del Petriolo, con liquori e sigari di prima qualità.



Tuttavia, punto forte e fiore all’occhiello della struttura, è la sua spa con acque termali (questo il +1). Ricca di preziosi minerali ed oligoelementi, l’acqua termale sgorga alla temperatura di 43°C da una sorgente del torrente Farma poco distante dall’hotel. Pacchetti appositamente creati permettono alla clientela di soggiornare anche solo pochi giorni per godere dei vantaggi di queste acque, ideali sia per la salute che per il benessere. Da una parte, grazie alla loro natura del tipo bicarbonato-solfato-calcio-magnesica, aiutano a prevenire e curare psoriasi, reumoartropatie e malattie della pelle - grazie anche allo zolfo presente in grande quantità - sostituendo farmaci a lungo andare anche dannosi per la salute.



Dall’altra, sono l’elemento principale del cosiddetto “benessere termale”. I vantaggi, infatti, che gli ospiti ricavano anche da un soggiorno di sole 48 ore, sono:
  • Modulazione di neurormoni e produzione di betaendorfine;
  • Produzione di serotonina (in quantità simile a quella derivante dall’uso di farmaci come il prozac);
  • Probabile - si stanno approfondendo studi a riguardo - produzione di melatonina, con funzione principalmente antidepressiva;
  • Aumento della diuresi e disintossicazione di sostanze dannose per il corpo.



A parlarci di questi particolari, prettamente scientifici ma il cui effetto positivo per l’uomo è facilmente comprensibile, è il dottor Fausto Bonsignori, il quale, presente nella struttura da diversi anni, consiglia di godere non soltanto delle acque termali, ma di tutto il centro spa, organizzato in un percorso ben congeniato, che in cinque passaggi in cinque piscine diverse - acque oligominerali e termali in alternanza, temperature differenti più calda da una piscina all'altra - permette di trarre i massimi benefici.



Lo stesso Bonsignori non esita a sottolineare l’importanza che gioca il connubio acqua termale - cucina. Un altro punto forte dell’Hotel Petriolo è infatti, proprio la tavola, grazie soprattutto all’arte del resident chef Luigi Sorrentino. Partenopeo Doc, il giovane cuoco apprezza le tradizioni, da quelle di casa a quelle toscane, ma ama l’audacia: nei suoi piatti, che sempre partono dalle ricette che sono ben radicate nella storia culinaria italiana, si ritrovano rivisitazioni di chi ha una mente fresca, tanta voglia di mettersi in gioco e soprattutto tanta passione per il territorio italiano e il buon gusto. In due cene abbiamo imparato a conoscerlo.


Luigi Sorrentino e Stefano Goracci

Menu della tradizione
  • Sella di cinta senese arrosto (Maialino da latte arrosto con mela verde e cipollotti brasati). Gustosa, leggera e fedele alla tradizione, anticipata da un Peposo fuori menu davvero strepitoso.
  • Raviolone maremmano (Raviolone ripieno di ricotta salata e spinaci con salsa cacio e pepe e polvere d’uovo). Saporito, qualche perplessità sull'impasto.


Sella di cinta senese arrosto
  • Pici con sugo di cinghiale (Pasta fresca con sugo di cinghiale e alloro). Un vero e proprio classico.
  • Coniglio in porchetta (Porchetta di coniglio servita con spinaci e schiacciatina di patate alle erbe). Buona applicazione della cottura a bassa temperatura.
  • Crostatina del bischero. Leggero e insieme intenso, conclusione superba.


Pici con sugo di cinghiale

Menu di pesce
L’originalità sicuramente non è mancata, la qualità delle materie prime si è fatta sentire. Personalmente, il menu di carne si è dimostrato di livello superiore.
  • L’orto del pescatore (Crema di patata viola e gamberi del golfo, polpo scottato e cozza ripiena di mozzarella). Anticipato da un assaggio di capasanta, ha soddisfatto certamente più l’occhio del palato, una vera opera d’arte nel piatto. Il polpo scottato troppo duro; originale ma forse poco azzeccato l’abbinamento cozza e mozzarella, dove i sapori poco s'amalgamavano l'uno all'altro.
  • Il Signor Baccalà in giro per l’Europa (Baccalà in olio evo aromatizzato alla menta con frullato di cetriolo, cubetti di feta greca e pinoli vesuviani). Il cetriolo regalava una freschezza unica, ma il suo sapore rischiava di coprire il più leggero gusto del baccalà.
  • Il riso e la gallina di mare (Riso allo zafferano mantecato con parmigiano, gallinella di mare, con cremoso di piselli e cipolla rossa di Tropea). Buona la gallinella, cucinata alla perfezione; originale, ma non regala stupore l’abbinamento con il riso allo zafferano, bella l'idea ma da approfondire.

L’orto del pescatore
  • Pacchero, amore e fantasia (Paccheri di Gragnano con schiacciata di patate, anellini di calamaro scottato e acqua di provola affumicata).
  • Le meraviglie del Sud (Palamita marinata con tapenada di mirtillo e pistacchi, cilindro di alici con peperone imbottito). Tre piatti in uno, carente forse il legame, ma presi singolarmente, rimandavano a sapori che ben lasciavano ricordare le tradizioni meridionali in cucina.
  • La zucchina, l’aceto e la menta (Semifreddo di zucchina con sorbetto alla menta e riduzione di aceto balsamico con fragoline di bosco). Altro dolce incredibile, ottimo l’inoltrarsi nella tendenza di portare l’ortaggio nel dessert, da provare. Questo chef ha un talento unico per il dolce.

La zucchina, l’aceto e la menta

Due cene che hanno messo in risalto sicuramente la salute, la leggerezza e l’equilibrio nel piatto, e, mi ripeto, l’audacia di chi vuole sperimentare e crescere. Non c’è dubbio che Sorrentino sia sulla buona strada, e magari un giorno potrà dirsi all’altezza del suo grande mito: Antonino Cannavacciuolo. Qualità a tavola? Sì, ma a 360°. Perché non era solo la cucina di Luigi Sorrentino a trasportarci in un mondo di riflessione e gusto: protagonisti insieme ai suoi piatti sono stati i vini di Tenute del Cerro.



Tenute del Cerro
La concretizzazione di un grande progetto enologico: 5 tenute, due Regioni - Toscana e Umbria, 4.300 ettari di cui 300 vitati, ma soprattutto amore per il territorio e vini di grande qualità, capaci di esaltare le già notevoli caratteristiche delle uve di questa zona. Questa una sintesi rapida ma chiara di ciò che il sales manager Filippo Volpi ci ha raccontato mentre assaggiavamo le ineguagliabili etichette della tenuta. Con il menu di carne ben si sono sposati i grandi rossi, cavalli di battaglia di Tenute del Cerro: Antica Chiusina Nobile di Montepulciano Riserva Docg; Poggio Miniera, un Sangiovese Val di Cornia Docg; Poggio Abate Riserva Brunello di Montalcino Docg; Sacer, Montefalco Sagrantino Docg; assieme al dolce, degno di nota il Moscadello di Montalcino Doc. Da non dimenticare il Monterufoli, Vermentino di Toscana Igt, per la cena a base di pesce, conclusasi con un ottimo Vin Santo di Montepulciano Docg.



La tavola italiana
Per introdurla mi avvalgo di qualche reminiscenza filosofica: l’associazione La tavola italiana è stata per noi un ponte in quest’occasione, un po’ come la Critica del Giudizio kantiana lo è per la Ragion Pratica e la Ragion Pura. L’ingegner Stefano Goracci - ho avuto la fortuna di scambiarci due chiacchiere, un vero e proprio innovatore ovunque abbia messo mano, da Prada all’enogastronomia italiana - ha fondato questa realtà, di cui la moglie è presidente, con un unico e chiaro scopo: portare le eccellenze del nostro territorio a contatto diretto con il consumatore.

Un’idea che, parere mio, abbraccia davvero il potenziale di “casa nostra” nelle sue più autentiche sfaccettature. Ecco perché, al Petriolo Hotel abbiamo conosciuto realtà vitivinicole così promettenti e ricche di passione e tradizione: l'idea di un turismo che si avvalga della forza della nostra enogastronomia, delle meraviglie del nostro territorio, e dell’ospitalità che da sempre ci contraddistingue nel mondo.



Insomma, Hotel Petriolo Spa & Resort è stata un’esperienza assolutamente da ripetere, e per chi non ha avuto ancora la fortuna di raccontarsi quest’avventura, da vivere, per la prima volta. Un concentrato essenziale di benessere, tavola e relax. Speriamo di rivederci presto.


Petriolo Spa & Resort
località Grand Hotel Terme - 58045 Pari, Civitella Paganico (Gr)
Tel 0564 9091
www.petriolosparesort.com
info@petriolosparesort.com

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Alberto Lupini


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