Come a casa Tradizione e semplicità da “320”

Se qualità e buona accoglienza sono d'obbligo per chi voglia fare ristorazione, da “320” riescono a sorprendere per i dettagli e per quell'atmosfera speciale di un'ospitalità sincera

08 dicembre 2018 | 12:14
di Mariella Morosi
Il locale è in zona turistica, tra le archeologie del passato e per questo frequentato da molti turisti oltre che da affezionati romani. Eppure i titolari, Roberto Martelli, Gabriella Belardinelli e Claudio Di Ciancio (il cuoco), riservano anche al cliente di passaggio con la macchina fotografica al collo un’attenzione speciale, e poco conta che forse non tornerà. La qualità del cibo e la cura nella sua preparazione meritano infatti di essere raccontati così come la storia dei piatti - in gran parte di tradizione regionale - se è vero che la cucina della città eterna è cultura, così come i monumenti che la rendono unica.


Gabriella Belardinelli, Mirko Di Ciancio, Roberto Martelli

È soprattutto Roberto, con un ruolo a metà tra e sala e cucina, a consigliare il cliente nelle scelte, raccontandogli quanto di meglio è stato trovato al mercato e i segreti e i perché degli ingredienti dei piatti entrati nella tradizione. Lo fa con piacere, senza rendersi conto di essere ambasciatore della nostra cucina, ruolo di cui tanto si discute nei tavoli istituzionali per la promozione del made in Italy nel mondo. Il menu non è sterminato ma, dalle carni al pesce fino alle verdure, tutto è garantito da piccoli produttori che riforniscono giornalmente la cucina.



Particolare attenzione sul pesce che viene scelto e acquistato presso i pescatori di Anzio e solo se è quello giusto. I rapporti di fiducia maturati in decenni di ristorazione sono una garanzia anche per tutto il resto che arriva in cucina, dove è il giovane Mirko, figlio di Claudio, a trasformare con tocco leggero. Tra i piatti da provare, i classici primi come il Cacio e pepe, le Penne all’arrabbiata, l’Amatriciana, i Tonnarelli allo scoglio, il Risotto alla pescatora o ai funghi porcini. Ma c'è anche un’ormai introvabile Zuppa di pesce.



Tra i secondi, richiestissimi, i saltimbocca alla romana ma anche arrosti profumati alle erbe, entrecotes e tagliate d’autore e un misto di verdure grigliate a regola d’arte. Passione e impegno - anche se ogni giorno si ricomincia- vengono percepiti e apprezzati soprattutto da chi ha voglia di gustare piatti classici non necessariamente rivisitati. E non è riduttivo parlare di semplicità. Una pagina del menu è dedicato alla pinsa romana, antenata della pizza, che una selezione di farine e una interminabile lievitazione rendono leggerissima e croccante.

Le versioni sono una ventina, dalla Boscaiola alla Tartufata, fino alla rovente Diavolona. Pane d’autore, focacce sfornate al momento - non a caso “320”, che dà il nome al locale, è la temperatura ideale del forno per i lievitati - e dolci fatti in casa. La carta dei vini è contenuta ma equilibrata, con etichette di piccoli produttori e servizio anche al calice. L'ambiente è luminoso e gli arredi essenziali, con una sessantina di coperti, ma col tempo buono di mangia anche fuori. Non ci sono orari canonici: è sempre aperto. Una ragione in più per sentirsi a casa, fuori di casa. Convincente anche il buon rapporto qualità-prezzo.

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Alberto Lupini


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