Cucina buona al Tagliaferri Sosta deliziosa in Val di Scalve

«In agosto abbiamo recuperato quello che avevamo perso a giugno e luglio. Il gran caldo in pianura ci ha salvati e permesso di guardare con serenità all'ultima parte della stagione»

26 agosto 2019 | 15:20
di Renato Andreolassi
Francesco Tagliaferri è soddisfatto. Il rifugista - cuoco a cinque stelle, come viene definito dagli escursionisti - gestisce con la famiglia il rifugio Cai, Nini Tagliaferri a quota 2328 metri in Alta Val di Scalve, comune di Schilpario (Bg). Tappa d'obbligo fra le Orobie Bergamasche, la Valcamonica e la Valtellina. Un primo bilancio di una stagione che, tutto sommato, si può dire soddisfacente in gran parte dei rifugi del Nord. Certo, il fattore tempo è stato determinate, ma non solo. Una accoglienza calorosa con piatti genuini e servizi moderni fanno la differenza e trasformano il rifugio in una seconda casa per gli appassionati di montagna e sentieri alpini.


Il rifugio Tagliaferri

Per chi scende dal Venerocolo, o sale dal lago di Belviso o dalla diga del Gleno e dal passo dei Lupi, Francesco è il punto di riferimento grazie ad una cucina che in quota non ha rivali. Ci sono stato nel fine settimana. Fra pranzo e cena ho gustato, con grande soddisfazione: minestrone con le verdure, anatra con la verza, gulasch ed una superba fiorentina: ineguagliabili.


Felice Tagliaferri

Pochi condimenti e semplicità assoluta degli ingredienti, il tutto con l'immancabile e doverosa polenta. Polenta vera, verrebbe da dire, se il termine non fosse abusato, come quella di una volta che solo bergamaschi e bresciani sanno fare. A sugellare il desco, un assaggio della inimitabile formagella della Val di Scalve, rigorosamente d'alpeggio. E per dolce? Le classiche crostata e torta di mele. Ovviamente abbiamo pernottato al rifugio. A letto e luci spente massimo alle 22, al mattino sveglia alle 6.30 colazione - latte, caffe, biscotti e marmellata - e ritorno in mattinata alla ricerca, fortunata, degli stambecchi e delle numerose marmotte, ben pasciute che, secondo, gli esperti annunciano un inverno particolarmente freddo e ricco di neve. Staremo a vedere. Nel tornare a casa fermatevi al Santuario della Madonna delle Fontane, distrutto dalla piena delle diga del Gleno nel 1921 - causò oltre 500 morti - ricostruito nel 1928, è un esempio di fede sincera e semplice.

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Alberto Lupini


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