Il “M1.lle” di Bergamo da bistrot a osteria

Il locale polifunzionale - bistrot di Giampaolo Stefanetti, già cuoco di "Da Vittorio", ha fatto la sua storia, dal 2012 al giugno di quest'anno. Ma ora si riparte con un'insegna simile e una mission nuova

20 novembre 2018 | 17:01
di Alberto Lupini
Il nome del locale - spostato all'interno dello stesso complesso in cui sorgeva fino all'inizio dell'estate, ma al piano terra con accesso dal cortile - è infatti cambiato da “M1.lle Storie e Sapori” a “Osteria M1.lle Storie e Sapori”. Ma potrebbe anche essere l'Osteria segreta, tanto è poco visibile dalla strada, quanto in verità già frequentata grazie ad un passa parola che a una settimana dall'apertura informale (senza inaugurazione) sta richiamando affezionati clienti e molti curiosi interessati alla nomea della qualità che caratterizza i piatti di Stefanetti.

Una novità che non passa peraltro inosservata nel panorama enogastronomico bergamasco, considerando che il M1.lle già dal 2012 si era presentato sulla piazza come un format alternativo, riscuotendo anche un buon successo (per la guida Ristoranti d'Italia 2018 de L'Espresso si aggiudica il riconoscimento di "EnoTavola dell'anno"). Bar con caffetteria la mattina, per le colazioni, bistrot per la pausa pranzo e ristorante gourmet serale. Un'anticipazione sulle tendenze che stanno segnando i nuovi locali di New York, Parigi e Londra.



Con la nuova apertura quel format, che richiede un elevato turn over di personale, è però oggi superato: «Prima puntavamo a creare un bistrot - ha spiegato Giampaolo Stefanetti - ora invece vogliamo creare un locale più leggero, dove il cliente viene per mangiare in compagnia. Vogliamo tenere le tradizioni del M1.lle, gli stessi piatti, la stessa cultura, ma riuscire a dare al cliente un servizio migliore a livello di cuina, capace di farlo davvero sentire a casa».

In effetti il locale ha una nuova veste ben più intima: il numero dei coperti si abbassa a 20 e gli ospiti possono anche riservare il locale tutto per loro, ricreando veramente un'esperienza tanto enogastronomica, quanto familiare.


Tuttavia, come detto, la cucina rimane la stessa. E così anche la qualità degli ingredienti scelti: «Secondo me son determinanti. Subito da quando ho iniziato a lavorare, Vittorio Cerea mi ha sempre fatto capire quanto fosse importante la materia prima».

Ha imparato molto dalla filosofia di Da Vittorio, Giampaolo Stefanetti, nei 35 anni in cui con questa filosofia ha lavorato e convissuto. Un'esperienza in quello che è ristorante tra i migliori e primo tra i più redditizzi d'Italia: «Vittorio mi ha insegnato tantissimo, sono veramente legato ai ricordi che ho. D'altronde non sono i numeri uno per niente».


Barbara Schiavino e Giampaolo Stefanetti

Proprio per questo, gli insegnamenti firmati Vittorio ma reinterpretati Stefanetti rifluiscono in un menu completo ed efficace: «Noi ce la vogliamo giocare sulla cucina del territorio, certo, ma anche puntare sul pesce. Ho lavorato per 35 anni da Vittorio... Non posso non fare il pesce». Ecco che nel suo menu si trovano chicche e prodotti di assoluto livello con una grande attenzione alla stagionalità e a proposte che abbinano una cucina di tradizione con indovinate sperimentazioni.

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