Affitti brevi, spunta la “stretta” per chi utilizza Booking e Airbnb

Nel decreto Milleproroghe al vaglio del Parlamento potrebbe rientrare una norma che regola una pratica ormai molto diffusa. Si studia un obbligo di licenza e un tetto al numero dei permessi . Affittare più di tre camere, anche in stabili diversi, potrebbe presto essere considerata come "attività d'impresa"

29 gennaio 2020 | 09:41
È il provvedimento che tanti operatori del turismo aspettano da tempo, soprattutto dopo il pronunciamento della Corte di giustizia europea, che a dicembre ha dato torto a un'associazione di albergatori francesi: una regolamentazione del sistema degli affitti brevi, che ha preso piede negli ultimi anni anche in Italia, decretando il successo di app come Booking e Airbnb. Un emendamento al decreto legge Milleproroghe presentato alla Camera dal Partito Democratico intende dare la possibilità ai Comuni di consentire l’affitto turistico solo con il rilascio di una licenza ad hoc, stabilendo anche un tetto al numero dei permessi.

La pratica degli affitti brevi via app è molto diffusa

Una piccola rivoluzione, tuttora al vaglio del Parlamento (con Italia Viva, forza di maggioranza, che però è contraria), che se passasse, inizierebbe a porre dei paletti a una jungla di cui non si conosce esattamente la portata, ma che sta assumendo proporzioni preoccupanti, a scapito da una parte degli albergatori e dall’altra degli stessi Comuni, che nelle cui casse non arrivano i soldi dovuti per la tassa di soggiorno.

La proposta stabilisce un tetto alla durata degli affitti nell’anno, con particolare riferimento ai centri storici. Non solo: l’affitto di più di tre stanze, anche in case diverse, da parte di un unico soggetto (anche se per meno di 8 giorni), andrà comunque considerato come “attività d’impresa”.

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Alberto Lupini


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