Alberghi, ipotesi Iva al 23% Michielli: «Così noi fuori mercato»

Il presidente di Federalberghi Veneto reagisce all'ipotesi avanzata da alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle. Il provvedimento potrebbe vedere la luce nella Legge di Bilancio . La misura riguarderebbe solo la parte degli incassi percepiti in contanti, che rappresentano il 10% del totale

10 settembre 2019 | 12:09
di Sergio Cotti
La proposta arriva come un fulmine a ciel sereno e se davvero si concretizzasse, sarebbe un’autentica stangata per gli albergatori. Mentre da una parte la politica sta discutendo su come sterilizzare l’aumento dell’Iva a partire dal 1° gennaio, dall’altra si fa largo l’ipotesi di aumentare questa imposta per alcuni settori, quelli ritenuti dal Movimento 5 Stelle “a maggior rischio evasione”, come ristoranti, alberghi e lavori di manutenzione in casa. Come? Disincentivando l’uso del contante.

L'aumento dell'Iva non riguarderebbe i pagamenti online

Il piano è quello di aumentare l’Iva dal 10 al 23% solo a chi paga in contanti, prevedendo al contrario un meccanismo di rimborso per chi utilizza bancomat e altri strumenti tracciabili. Una misura che, a detta degli esponenti della maggioranza, andrebbe inserita nel contesto di lotta all’evasione fiscale.

Marco Michielli

Al momento si tratta solo di un’ipotesi, tanto basta, però, per suscitare la reazione degli operatori del settore, che innanzitutto non hanno alcuna intenzione di essere bollati come “evasori”: per il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli, si tratta di un «incubo di una notte di fine estate. Spero che sia una boutade - dice - ma il problema è bloccarla subito, perché non vorrei che qualcuno si affezionasse all’idea e andasse avanti».

L’aumento dell’Iva del 13% riguarderebbe solo la parte degli incassi percepiti in contanti, vale a dire circa il 10% del totale degli incassi. Ma per la categoria sarebbe comunque devastante, soprattutto in termini di competitività, al punto che in tanti già iniziano a preoccuparsi: «Anche solo un aumento del 3% - continua Michielli - ci butterebbe fuori mercato, più di quanto non lo siamo già ora. Questo è tra l’altro il primo anno in cui si prospetta un calo dei fatturati e delle presenze, dopo anni di crescita, per effetto del rientro sul mercato di Paesi con una competitività con la quale noi non ci possiamo misurare. Quello che chiediamo è sgravarci fiscalmente, ma se la risposta è questa, non possono far altro che allargare le braccia».

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