Anche Cracco si dà alla delivery A domicilio pasti stellati e tracciati

Lo chef ha introdotto nei suoi locali il servizio di consegna a domicilio con la possibilità per il cliente di verificare che le procedure per la preparazione del pasto siano state ottemperate

27 maggio 2020 | 15:20
di Vincenzo D’Antonio
Che la sala non sia più l’unico canale di vendita per un ristorante, è un fatto che si è reso evidente anche agli scettici negli ultimi giorni del lockdown e in questi primi giorni di riapertura. La sala permarrà il canale prevalente, ne siamo persuasi, e siamo altresì persuasi che sebbene ancillari, vivranno di loro posizionamento autonomo e arrecheranno margini di contribuzione sia il servizio di asporto che la delivery.

Le schermate della piattaforma digitale utilizzata da Carlo Cracco per la delivery

A rendere credibile e a dare ulteriore autorevolezza a quanto elevato possa essere lo standing qualitativo della delivery, in una piazza importante come quella di Milano, basterebbe citare i due casi di due chef pluristellati quali Claudio Sadler e Carlo Cracco che hanno entrambi iniziato ad erogare la delivery dopo averla studiata e progettata.

I risultati sono già lusinghieri. Lo chef Carlo Cracco nei suoi ristoranti “Cracco” e “Carlo e Camilla in Segheria” fruisce del servizio “trustdelivery” che garantisce il cibo a domicilio con la tecnologia blockchain. Vediamo in pratica di cosa si tratta e comprenderemo che la sua attuazione è di grande semplicità.

Il cliente effettua il suo ordine allo shop Carlo Cracco. Al momento della delivery propriamente detta (consegna) la box che il rider consegna al cliente in casa sua, è dotata di un’etichetta-sigillo sulla quale è applicato un QR code messo dal ristoratore. Pertanto per prima cosa il cliente verifica l’integrità del sigillo sull’etichetta e poi, inquadrando il QR code, accede ad una Landing Page. E qui vive la sua customer experience: grazie alla tecnologia blockchain verifica che le procedure siano state ottemperate, si giova del messaggio di benvenuto dello chef e accede allo shop, se già desidera effettuare un ordine successivo.

Il servizio TrustDelivery, lanciato nel mese di aprile 2020 dalla startup pOsti in partnership con EY e in collaborazione con FIPE-Confcommercio, amplia il numero dei suoi fruitori acquisendo ristoratori in Emilia, nel Lazio ed in Campania. La prioritaria motivazione di utilizzo risiede nella volontà del ristoratore di rassicurare i clienti della delivery sul meticoloso e documentato rispetto di una serie di misure di sicurezza alimentare, conformi alle linee guida messe a punto dalla FIPE, nelle fasi cruciali di preparazione, confezionamento e consegna.

Stiamo andando, come è corretto e doveroso che sia, verso una delivery che tuteli la salute dei clienti e che nel contempo sia garanzia di trasparenza su quanto avviene in cucina. Avanti così, verso la nuova normalità della ristorazione post Covid.

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Alberto Lupini


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