Bene l’intesa ministri-cuochi Ma Itchefs lamenta la sua assenza

16 marzo 2016 | 11:32
Il protocollo d’intesa tra i ministeri delle Politiche agricole, degli Esteri e dell’Istruzione per promuovere all’estero l’alta cucina italiana e i prodotti made in Italy di qualità segna svolta nel sistema Italia. Con questo accordo, siglato ieri alla Farnesina e articolato in una serie di iniziative per i prossimi due anni, si è ufficializzato il rapporto tra i Ministeri e le associazioni di categoria (in particolare Federazione italiana cuochi ed Euro-Toques), che sono la spina dorsale della cucina e della ristorazione italiane.



Presente all’evento una nutrita schiera di cuochi stellati, che rappresentano l’immagine della Cucina italiana nel mondo e che dimostrano come si possa fare davvero squadra per il bene del Made in Italy. Con l’accordo si è cercato in qualche modo di rimediare agli errori iniziali del ministero delle Politiche agricole, che era partito con iniziative ristrette al gruppo privato di Identità Golose.

Rosario Scarpato (nella foto sotto), presidente onorario di Itchefs-Gvci (Gruppo virtuale cuochi italiani all’estero), in una lettera aperta sottolinea però un neo in questa iniziativa, lamentando l’esclusione di Itchefs e ricordando come esistano realtà e associazioni a cui fanno capo i cuochi italiani nel mondo. Per completezza di informazioni, sottolineiamo che anche Cim (Chef italiani nel mondo) è stata esclusa dall’accordo.



Riportiamo integralmente qui di seguito la lettera aperta di Rosario Scarpato.


La “solita” Italia (considerazioni per amici)
Tre Ministeri italiani annunciano in grande pompa un piano di promozione della cucina italiana nel mondo. Lodevole iniziativa, peccato che dimenticano di coinvolgere chi fa questo da decenni e sul campo. Guardo i presenti al tavolo degli esperti e noto con piacere la presenza di Marco Sacco, uno chef bravissimo che è uscito dall’Italia grazie anche a noi di Itchefs-Gvci, per esempio. Avrebbero dovuto chiamare chi di queste cose se ne è occupato quando era difficile, cioè noi.

E se non volevano coinvolgere Itchefs-Gvci avrebbero dovuto almeno invitare me. Sì, lo dico senza falsa modestia. Come persona e professionista. Sono l’unico in Italia che si è occupato di promozione della cucina italiana nel mondo, sistematicamente, da 25 anni. Nel 1994 quando organizzavo Italian Cuisine Expo a Melbourne, per esempio, i luminari di oggi ancora si occupavano di ciclismo e calcio. Il Ministro Martina aveva solo 16 anni. Nel 1999 quando con Mario Caramella, allora a Sydney, e altri cuochi italiani nel mondo, aprimmo il Forum Gvci, i politici andavano all’estero per fare promozioni fasulle, con amanti, galoppini e portaborse. Nemmeno si rendevano conto di quello che succedeva intorno a loro.

Eravamo 50, oggi siamo 2.500. Noi nascemmo con un’ottica “grillina”, basta con gli stereotipi, basta con i clientelismi, con diplomatici decotti che scroccavano cene nei ristoranti italiani all’estero (allora succedeva anche questo). Avevamo ragione. Nel 2004, quando ho fatto il primo sondaggio della storia sull’identikit della cucina italiana all’estero, per il Gambero Rosso, di cucina italiana nel mondo se ne occupavano seriamente solo le agenzie internazionali di ricerca del personale, perché cercavano i cuochi per i ristoranti italiani nel mondo. Le anchilosate associazioni di categoria italiane cercavano solo pretesti per rappattumare contributi. Il sempre compianto Stefano Bonilli fu tra i primi a intuire e mi diede spazio come giornalista.

Noi, come Itchefs-Gvci, organizziamo eventi dal 2007, non abbiamo mai preso un contributo pubblico e siamo orgogliosissimi di questo. Tanti dei cuochi stellati che oggi discettano sul come fare cucina italiana all’estero non solo non sanno di che parlano, ma sono usciti fuori dall’Italia per la prima volta con il nostro network: a Hong Kong, Dubai, Tokyo, New York, Buenos Aires, San Paolo, Pechino, Mosca, Shanghai.

Nessuno dei VERI pionieri (e missionari) che hanno cambiato la storia della cucina italiana nel mondo era ieri al tavolo organizzato dai 3 Ministeri italiani per promuovere la cucina italiana all’estero. E non parlo solo di me. Menziono solo dei nomi, e mi perdonino i mille e più che non menziono: Cesare Casella da New York, Paolo Monti da Hong Kong, Pietro Rongoni da Mosca, Fabio Cappellano da Delft, Donato De Santis da Buenos Aires, Aira Piva da Dubai (con Andrea Mugavero, Francesco Guarracino e tanti altri), Marino d’Antonio e Giuseppe De stefano da Pechino, Gianni Favro da Bangkok. E Umberto Bombana da Hong Kong? E i giovani? Leonardo Russi da San Paolo, Luca De Negri dagli UAE, Luigi Magni da Mosca, Luca Signoretti da Ginevra, Matteo Bergamini da New York, Yoshi Yamada da Tokyo, Kentaro Torii da Londra.

Che credibilità ha un’iniziativa che non tiene conto di quelli che sono sul campo VERAMENTE, da anni? Nel 2016 saranno dieci anni che organizziamo Idic (International day of Italian Cuisines), la giornata mondiale delle cucine italiane, e ogni anno vi partecipano oltre mille ristoranti in 76 Paesi. Dieci anni. E siamo alla 8ª edizione dell’Italian Cuisine in The World Summit (a Dubai adesso, e prima a Hong Kong). Abbiamo coinvolto oltre 150 cuochi stellati italiani che abbiamo portato in altrettanti ristoranti di prestigio. Abbiamo collaborato con Fiere e Mostre di vari Paesi, abbiamo avuto la fortuna di avere al nostro lato consoli e ambasciatori, più per sensibilità personale che per direttive politiche. Da sei anni organizziamo l’Italian Cuisine in World Forum (Parma e poi Firenze) portando in Italia centinaia di operatori (cuochi ristoratori distributori giornalisti).

E questi politicanti organizzano un’iniziativa per la promozione della cucina italiana all’estero e siedono al tavolo degli organizzatori i più variopinti e altisonanti nomi della cucina italiana, ma dimenticano (opsss) chi fa questo da venti anni. Per me è una vergogna, ma non dirò nulla pubblicamente. Sto condividendo questo sfogo solo con qualche selezionato amico. Ho solo voglia di dire un grande “vaffa”. Nemmeno mi meraviglio molto, la politica è questa e si sa. Vince chi si “struscia”. E il merito in Italia non è stato mai il criterio di valutazione vincente. Ma passeranno anche questi, come sono passati gli altri. E fortunatamente noi, in nome dei cuochi italiani all’estero, dei ristoratori, dei loro clienti, dei produttori italiani, saremo ancora qui. Sì, vergogna.

Rosario Scarpato
www.itchefs-gvci.com
www.rosarioscarpato.com

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Alberto Lupini


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