Centri storici, via chioschi e minimarket Franceschini: Decideranno i Comuni

16 giugno 2016 | 11:37
Spetterà ai sindaci decidere quali negozi alimentari potranno aprire nel centro storico della città. Lo ha stabilito il decreto legislativo approvato dal consiglio dei Ministri, che sarà trasmesso al Parlamento. «I comuni, d’intesa con le regioni - spiega il Ministro Dario Franceschini - potranno individuare delle zone di particolare valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico in cui vietare o subordinare ad autorizzazione l’esercizio di attività commerciali non compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale».



Un altro passo in avanti verso la tutela dei centri storici, che purtroppo si trovano spesso ad affrontare situazioni di degrado. Lo sa bene il comune di Firenze che lo scorso gennaio con il “Regolamento Unesco” ha dato il via a una serie di misure per la tutela e il decoro del patrimonio culturale della città, come le limitazioni per gli orari di chiusura e l'obbligo di vendere prodotti tipici, mettendo alle strette quei minimarket che somministrano anche alcolici a tutte le ore.

«Il consiglio dei Ministri - dichiara il sindaco di Firenze Dario Nardella - ha appena approvato un importante decreto legislativo: i sindaci potranno finalmente valorizzare le botteghe storiche delle proprie città e allo stesso tempo vietare le attività commerciali non compatibili con la tutela del nostro patrimonio culturale. Basta con i negozietti di cianfrusaglie. Riprendiamoci i nostri centri storici. Perché questa è una norma che aspettavamo da anni, significativa per Firenze, fondamentale per l’Italia tutta».

In sostanza il decreto restituisce ai sindaci quel potere che prima la legge Bersani e poi quella Monti avevano annullato a causa di due pacchetti pro liberalizzazioni imposti dall’Europa. Di conseguenza se finora per aprire un'attività bastava una Segnalazione certificata di inizio attività (Scia), oggi saranno i sindaci a decidere se dare l'approvazione o no. Ora spetta al Parlamento approvare la legge nazionale.

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Alberto Lupini


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