Il Comune di Venezia ha deciso Stop a nuovi kebab e pizza al taglio

05 maggio 2017 | 10:28
di Andrea Radic
Il primo segnale sono state le pesanti contravvenzioni elevate dai vigili urbani di Venezia a coloro che ritengono le calli un bagno pubblico. Ora la pietra tombale viene posta sulle attività di ristoro che tradiscono origine, decoro e cultura alimentare tipica.



Il sindaco Luigi Brugnaro ha mantenuto la promessa di qualche settimana fa e il consiglio comunale ha approvato la delibera che vieta il proliferare di kebab, pizza al taglio e friggitorie da strada. Il testo recita il divieto alle "aperture di attività di vendita e di produzione di prodotti alimentari destinati all'asporto e al consumo per strada sia nel centro storico che nelle isole". Escluse dal provvedimento le nuove attività il cui iter di apertura era già avviato prima dell'approvazione e le gelaterie.

Spiega Francesca Da Villa, assessore al commercio della città lagunare che «l'obiettivo dell'amministrazione è di dare corso a misure per limitare l'esercizio di esercizi non compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale di Venezia». Finirà dunque il tempo delle frotte di turisti incuranti del luogo e campeggiatori vari con il "Falafel in mano" e spariranno i chioschi di cibo etnico di dubbia fragranza lasciando finalmente spazio ai "Cicheti" i tipici stuzzichino veneziani. Straordinari quelli al Baccalà.

«È evidente che, in alcuni casi, il processo di liberalizzazione delle attività economiche nei centri storici - aggiunge Da Villa - si è posto in contrasto con la tutela dei caratteri ambientali e del tessuto storico della nostra città antica, in considerazione soprattutto della costante crescita dei flussi turistici che tende a far perdere al cuore del capoluogo lagunare la sua autentica identità».

L'amministrazione Brugnaro ha puntato in particolare i venditori di kebab, ma non solo. «Il proliferare di attività di vendita e consumo del cosiddetto food take away ha visto un abbassamento dello standard di qualità del prodotto - conclude l'assessore - e favorisce una percezione negativa non solo al residente ma anche al visitatore».

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Alberto Lupini


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