Con 'Nnumari Cuttaia torna a casa «Cuochi, custodi di saperi»

Il cuoco siciliano ha fatto centro con ‘Nnumari, iniziativa organizzata a Licata (Ag), la sua città, per sensibilizzare i colleghi e l’opinione pubblica sull’importanza del Mediterraneo come simbolo di una ripartenza

07 ottobre 2019 | 11:50
Pino Cuttaia è il cuoco bistellato che da Licata (Ag) è emigrato in Piemonte per lavorare in fabbrica prima ed entrare nelle cucine dei grandi ristoranti, poi. In questi ci è entrato in punta di piedi, sbirciando i cuochi già affermati, rubando segreti, indicazioni, carpendo sapori e odori. Insomma, facendo quella gavetta che oggi viene snobbata dalle giovani leve.

Pino Cuttaia con i cuochi che hanno animato 'Nnumari

Poi, la possibilità di realizzare il suo sogno di aprire un ristorante suo, in patria, e nel 2000 ecco la nascita de La Madia dove Cuttaia decide di spostare le lancette del tempo indietro di anni per consentire ai suoi clienti di sedersi ai tavoli del ristorante e riscoprire le antiche tradizioni della cucina mediterranea.


Moreno Cedroni

Per Cuttaia il Mediterraneo è simbolo di unione che, proprio grazie ai cuochi e alla cucina, è emblema di una ripartenza di cui tutti il mondo necessita. Culturale, economica, di valori, soprattutto all’insegna della condivisione e della sostenibilità ambientale.


Il Mediterraneo come simbolo di saperi che si intrecciano

Da qui l’idea di ‘Nnumari, progetto che si è svolto nel corso dell’ultimo weekend a Licata dove cuochi e ricercatori (come Marcello Scalisi di Unimed) si sono riuniti per mettere sul tavolo problematiche urgenti ma, soprattutto, per trovare fondamenta solide dalle quali ripartire.

«Questo progetto - ha detto Cuttaia - appartiene ai cuochi perché sono loro i custodi dei saperi. ‘Nnumari vuole rappresentare un po’ il nostro passato e riportare in alto valori sui quali la civiltà mediterranea si è costruita nel tempo. Su tutti il concetto di condivisione e di saperi, di scambio di culture e di sapori che non possono che passare attraverso le cucine dei ristoranti. Abbiamo bisogno di tornare ad arricchire i nostri bagagli di informazioni, di usi e di costumi».

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