Decreto Sicurezza e locazioni brevi Alle autorità le generalità degli ospiti

Nel Decreto-legge “sicurezza” c’è un articolo, il 19 bis, che riguarda anche le cosiddette locazioni brevi e prevede la comunicazione delle generalità degli alloggiati all’autorità di pubblica sicurezza

28 novembre 2018 | 11:40
Gli host che non effettueranno la comunicazione saranno sanzionati penalmente con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 206 (articolo 17 Tulps).



Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, commenta favorevolmente la decisione del Parlamento, «che rende più sicure le nostre città, fornendo alle forze dell’ordine un aiuto importante per il controllo del territorio e la prevenzione degli atti terroristici».

«Il fenomeno è in progressiva espansione - prosegue Bocca - ed il rischio ha superato il livello di guardia. Basti considerare che nel mese di agosto di quest’anno, sulle principali piattaforme erano presenti più di quattrocentomila alloggi italiani, che sfuggono ad ogni controllo».

«Confidiamo - conclude Bocca - che la norma contribuisca anche ad accrescere la trasparenza del mercato, favorendo l’emersione delle moltissime attività che oggi operano informalmente, spesso senza curarsi delle più elementari misure di tutela degli ospiti».

«Siamo molto soddisfatti delle novità introdotte dalla legge di conversione del Dl Sicurezza - dichiara Giorgio Palmucci, presidente di Associazione italiana confindustria alberghi - che, all’articolo 19 bis, ha esteso anche agli affitti brevi l’obbligo di comunicare alla questura le informazioni delle persone alloggiate. Un importante tassello si è aggiunto risolvendo alcune delle criticità che già da molto tempo denunciavamo alle autorità competenti. Le nostre strutture da sempre forniscono le informazioni relative agli ospiti. Un’attività necessaria, che prevede il ricorso di personale qualificato e attento che comunica le informazioni attraverso il portale della Ps, garantendo la sicurezza non solo dei propri clienti ma della collettività tutta. Fenomeni come quello di Airbnb, che di fatto propongono un prodotto diversificato rispetto all’offerta alberghiera, possono continuare ad operare sul mercato purché regolamentati da un quadro normativo in linea con quello previsto per le attività alberghiere».

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Alberto Lupini


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