Degustare il vino online Manca l’emozione...

Durante i mesi di lockdown il personale di sala dei ristoranti non è rimasto con le mani in mano. Ma la formazione a distanza su un tema come quello del vino manca dell’aspetto emozionale

20 giugno 2020 | 09:06
di Marco Reitano
La quarantena mi ha fatto lavorare... in smart working! Ve lo immaginate voi il sommelier di un ristorante in smart working? Se non riuscite ad immaginarlo proverò a ricostruire la scena. Allora, sono stato a casa, come tutti, e di bottiglie di vino ne avevo in abbondanza. Sarebbe stata per molti una condizione perfetta, ma mancava lui: il cliente. Stappare una bottiglia di vino da solo è tristissimo: il vino è condivisione. Al ristorante, durante il lavoro, l’interagire con gli appassionati, lo scambio di idee, gli sguardi, arricchiscono una dinamica unica, imprevedibile e impagabile.



Qualche bottiglia a casa l’ho stappata, ma niente, mi mancavano anche loro, i miei colleghi di lavoro... Già, c’è un gruppetto di ragazzi ventenni che si impegnano tantissimo tutti i giorni con l’ambizione di diventare futuri professionisti della sala e sono fantastici. Durante la serata ho la fortuna di stappare bottiglie esclusive fra i vari tavoli e da quel momento in poi loro sperano che il cliente ne lasci anche solo un mezzo bicchiere da assaggiare a fine servizio: con entusiasmo e curiosità mi chiedono sempre il permesso per farlo e mi sono mancati moltissimo.

Detto questo, il lockdown mi ha finalmente dato almeno l’opportunità di andare a dormire presto la sera: ma me la sono goduta. Si sa, il metabolismo di chi lavora nella ristorazione è spesso “capovolto” tra il giorno e la notte. Normalmente, terminato il servizio serale, mi metto in auto verso casa e sono quasi sempre le 2 del mattino. A quell’ora sono stanco morto, sì, ma quel momento è comunque speciale: ci si gode la quiete, tutti dormono, le strade sono deserte e la sensazione più viva è quella di libertà. Mi è mancata!

Ho cercato però il più possibile di non annoiarmi. E tra i tanti impegni, ad esempio, ho tenuto docenza online ad una classe di 30 studenti. Anche in questo caso però un senso di vuoto mi ha pervaso: non ho potuto cogliere le loro emozioni come quando interagisco dal vivo, carpire il loro stato d’animo, il loro interesse. Come parere personale, credo che l’uomo non sia fatto per lavorare da solo, tanto meno un uomo di sala che purtroppo, o per fortuna, non potrà mai essere uno smart worker.

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Alberto Lupini


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